Gli Scritti

Il percorso ideologico e politico di Pasolini.

9-  Opposizione totale alla DC.

"Andreotti, Fanfani, Rumor, e almeno una dozzina di altri potenti democristiani, dovrebbero essere trascinati sul banco degli imputati. E quivi accusati di una quantità sterminata di reati: indegnità, disprezzo per i cittadini, manipolazione del denaro pubblico, intrallazzo con i petrolieri, con gli industriali, con i banchieri, collaborazione con la Cia, uso illegale di enti come il Sid, responsabilità nelle stragi di Milano, Brescia e Bologna (almeno in quanto colpevole incapacità di colpirne gli esecutori), distruzione paesaggistica e urbanistica dell'Italia, responsabilità della degradazione antropologica degli italiani, responsabilità dell'esplosione "selvaggia" della cultura di massa e dei mass-media, corresponsabilità della stupidità delittuosa della televisione. 
Senza un simile processo penale, è inutile sperare che ci sia qualcosa da fare per il nostro paese. E' chiaro infatti che la rispettabilità di alcuni democristiani (Moro, Zaccagnini) o la moralità dei comunisti non servono a nulla".

Con queste forti parole il 28 agosto 1975 Pasolini richiedeva necessariamente un pubblico processo per i vertici della Democrazia cristiana. E' l’ esito di una critica serrata al potere in quanto tale più che ai potenti democristiani; in opposizione a quella "anarchia del potere" crudamente riprodotta in Salò.
 La Democrazia cristiana ha celato le vecchie retoriche fasciste in senso ipocritamente democratica, addossandosi, per proteggere il proprio potere, le stesse istituizioni sorte durante il fascismo: la scuola pubblica, l'esercito, la magistratura. "La Democrazia cristiana è vissuta nella più spaventosa assenza di cultura, ossia nella più totale, degradante ignoranza". E' un attacco alla borghesia, di cui la DC è massima espressione; una borghesia ignorante e incapace che nel consumismo ha il suo più saldo strumento di potere. 

In un celebre articolo sul "Corriere della Sera" del primo febbraio 1975 Pasolini lancia un duro attacco polemico alla Dc utilizzando la metofora della "scomparsa delle lucciole": 

"[...] Nei primi anni sessanta, a causa dell'inquinamento dell'aria, e, soprattutto, in campagna, a causa dell'inquinamento dell'acqua (gli azzurri fiumi e le rogge trasparenti) sono cominciate a scomparire le lucciole. Il fenomeno è stato fulminante e folgorante. Dopo pochi anni le lucciole non c'erano più. 
[...] Prima della scomparsa delle lucciole. La continuità tra fascismo fascista e fascismo democristiano è completo e assoluto. [....] La democrazia che gli antifascisti democristiani opponevano alla dittatura fascista, era spudoratamente formale. 
Si fondava su una maggioranza assoluta ottenuta attraverso i voti di enormi strati di ceti medi e di enormi masse contadine, gestiti dal Vaticano. 
[...] Durante la scomparsa delle lucciole. In questo periodo la distinzione tra fascismo e fascimo operata dal "Politecnico" poteva anche funzionare. 
[...] Dopo la scomparsa delle lucciole. I "valori", nazionalizzati e quindi falsificati, nel vecchio universo agricolo e paleocapitalistico, di colpo non contano più. 
[....] Gli uomin di potere democristiani sono passati dalla "fase delle lucciole" alla "fase della scomparsa delle lucciole" senza accorgersene. 
[...] Essi si sono illusi che nel loro regime tutto sostanzialmente sarebbe stato uguale: che, per esempio, avrebbero potuto contare in eterno sul Vaticano: senza accorgersi che il potere, che essi stessi continuavano a detenere e a gestire, non sapeva più che farsene del Vaticano quale centro di vita contadina, retrograda, povera. Essi si erano illusi di poter contare in eterno su un esercito nazionalista (come appunto i loro predecessori fasciti): e non vedevano che il potere, che essi stessi continuavano a detenere e a gestire, già manovrava per gettare la base di eserciti nuovi in quanto transnazionali, quasi polizie tecnocratiche. E lo stesso si dica per la famiglia, costretta, senza soluzione di continuità dai dai tempi del fascismo, al risparmio, alla moralità: ora il potere dei consumi imponeva ad essa cambiamenti radicali, fino ad accettare il divorzio, e ormai, potenzialmente, tutto il resto senza più limiti. 
[....] Gli uomini del potere democristiano hanno subìto tutto questo, credendo di amministrarselo. Non si sono accorti che esso era "altro": incommensurabile non solo a loro ma a tutta una forma di civiltà.

 

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