Politica e ideologia

Il percorso ideologico e politico di Pasolini.


5-  Tradizione, marxismo e amore per il passato.
 

Un regista marxista impersonato da Orson Welles dichiara nell’episodio La ricotta del film RoGoPaG:

"Io sono una forza del Passato. 
Solo nella tradizione è il mio amore. 
Vengo dai ruderi, dalle Chiese, 
dalle pale d'altare, dai borghi 
dimenticati sugli Appennini o le Prealpi, 
dove sono vissuti i fratelli. 
Giro per la Tuscolana come un pazzo, 
per l'Appia come un cane senza padrone. 
O guardo i crepuscoli, le mattine 
su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo, 
come i primi atti della Dopostoria, 
cui io sussisto, per privilegio d'anagrafe, 
dall'orlo estremo di qualche età
sepolta. Mostruoso è chi è nato 
dalle viscere di una donna morta. 
E io, feto adulto, mi aggiro 
più moderno d'ogni moderno 
a cercare i fratelli che non sono più".

In questi versi c'è la più consapevole e disperata dichiarazione di poetica di Pasolini: il suo sentirsi estraneo a un presente sempre più omologato e a un futuro le cui premesse descrivono come un deserto culturale. 
"E' un'idea sbagliata - dovuta come sempre alla mistificazione giornalistica - quella che io sia un... 'modernista'. Anche i miei più seri sperimentalismi non prescindono mai da un determinante amore per la grande tradizione italiana e europea. Bisogna strappare ai tradizionalisti il Monopolio della tradizione, non le pare? Solo la rivoluzione può salvare la tradizione: solo i marxisti amano il passato: i borghesi non amano nulla, le loro affermazioni retoriche di amore per il passato sono semplicemente ciniche e sacrileghe: comunque, nel migliore dei casi, tale amore è decorativo, o 'monumentale', come diceva Schopenhauer, non certo storicistico, cioè reale e capace di nuova storia".

[Articolo apparso sul numero 42 di "Vie Nuove" il 18 ottobre 1962] 

"Tradizione e marxismo. Sì, insisto: solo il marxismo salva la tradizione. Oh, ma capiscimi bene! Per tradizione intendo la grande tradizione: la storia degli stili. Per amare questa tradizione occorre un grande amore per la vita. La borghesia non ama la vita: la possiede. E' ciò implica cinismo, volgarità, mancanza reale di rispetto per una tradizione intesa come tradizione di privilegio e come blasone. Il marxismo, nel fatto stesso di essere critico e rivoluzionario, implica amore per la vita, e, con questo, la revisione rigenerante, energica, amorosa della storia dell'uomo, del suo passato. 

[Articolo su "Vie Nuove" del 22 novembre 1962 intitolato "Risposta ad un insoddisfatto"].

Nel 1963, in contemporanea alla lavorazione de La ricotta gli viene proposto l'allestimento di un film-montaggio sugli avvenimenti dell'ultimo decennio, La rabbia, tratto da sequenze di cinegiornali. Parlando di quest'ultimo film, Pasolini afferma che con esso intendeva dire "una cosa un po' confusa in me, un'idea irrazionale ancora, non ben definita, non determinata […] È l'idea di una nuova preistoria. E cioè i miei sottoproletari vivono ancora nell'antica preistoria, mentre il mondo borghese, il mondo della tecnologia, il mondo neocapitalistico va verso una nuova preistoria. […] Quando il mondo classico sarà esaurito, quando saranno morti tutti i contadini e tutti gli artigiani, quando l'industria avrà reso inarrestabile il ciclo della produzione, allora la nostra storia sarà finita". 
Con le poesie che formeranno la raccolta Trasumanar e organizzar Pasolini compie il "primo goffo tentativo individualistico e in parte anarcoide" di lottare contro quella che continua a definire "la nuova preistoria". Commenta Naldini: "Di fronte all'accelerazione artificiale della nuova società industriale che vuol distruggere il passato per instaurare solo il presente, oppone la nostalgia del sacro, degli antichi valori, il rimpianto del passato, accettato anche come sentimento conservatore". 
È in questa chiave che va anche letto il crescente interesse di Pasolini per il Terzo Mondo, nel quale ritrova ritmi di vita "umani", e un rispetto delle tradizioni "ripetute indefinitamente". 

 

Pasolini dirà sulla crisi del marxismo e sulla nascita consapevole del “terzo mondo”:

Il marxismo è in crisi per due ragione fondamentali: per uno sviluppo rapido, direi sensazionale, del capitalismo e l’affacciarsi alla scena politica mondiale di quello che si chiama il “terzo mondo”. Un mondo fondamentalmente contadino, ancora in via di industrializzazione, la cui caratteristica principale è una forma di pensiero religioso.
Mentre prima m’interessavo del sottoproletariato di Roma immergendomi completamente in esso, in una specie di sacrario del sottoproletariato, adesso so che potrei occuparmene tenendo conto che il terzo mondo comincia alla periferia di Roma”.

(Da "Pier Paolo Pasolini, la ragione di un sogno" di Laura Betti")

 

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