1- Le contestazioni dell'estrema destra alle proiezioni
dei film.
Nei
primi anni Sessanta Pasolini inizia a girare film integralmente da lui
concepiti. Diviene immediatamente "rituale" la contestazione violenta dei
neofascisti alle proiezioni.
A Roma, nel 1961, alla prima proiezione di Accattone , si verificano
aggressioni, dopo due mesi di attesa del visto della censura: gruppi di
neofascisti provocano disordini, aggredendo gli spettatori. Il commento di
Pasolini in questo caso è: "La pubblica opinione si è ribellata contro di me
per una sorta di indefinibile odio razzistico, che come tutti i razzismi,
era irrazionale. Non poteva accettare Accattone e tutti i personaggi
sottoproletari."
Gli stessi disordine avvengono l'anno successivo per la prima proiezione di
Mamma Roma a Venezia. A Roma, poi, gruppi di giovani appartenenti a
"Avanguardia nazionale" e alla "Giovane Italia" inscenano tumulti e risse
alle prime visioni del film, incitati e difesi dai loro giornali.
Il '63 è la volta de La ricotta a subire contestazioni, questa volta
con l'accusa di "vilipendio alla religione di Stato". Ma più che quest'ultimo
motivo, ciò che lasciò interdetti tutti fu la "filosofia" che vi si
esprimeva.
"L'Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in
qualche modo a contribuire a questa marescenza è, ora, il fascismo",
dichiarava in quei giorni Pasolini.
E questo pensiero veniva sostenuto, nel
film, da Orson Welles che, impersonando il regista del "film nel film" che
Pasolini girava, denunciava: "L'Italia ha il popolo più analfabeta e la
borghesia più ignorante d'Europa. ("Ed ecco scontentati così i partiti di
sinistra come quelli di destra", fu il commento di Alberto Moravia) […]
L'uomo medio è un pericoloso delinquente, un mostro.
Esso è
razzista, colonialista, schiavista, qualunquista ("Ed ecco scontentati tutti
quanti", concluse lo stesso Moravia).
“La
destra di oggi non è più una destra conservatrice, ma una destra dinamica.
Se un fascista quindi potesse essere sincero non rinuncerebbe a nessuna di
queste comodità che ha avuto con lo sviluppo, e perseveriamo pure a
chiamarlo ‘fascismo’, ma il fascismo non è più questo.
Il
regime fascista, in conclusione, non è stato altro che un gruppo di
criminali al potere. Non ha potuto in realtà fare niente, non è riuscito a
scalfire nemmeno lontanamente la realtà dell’ Italia. Ora invece in un
regime quale quello democratico quella acculturazione, quella omologazione,
che il fascismo non è riuscito assolutamente ad ottenere, il potere di oggi,
cioè il potere delle attività di consumo invece riesce ad ottenerla
tranquillamente, distruggendo le varie realtà particolari”.
(Da "Pier
Paolo Pasolini, la ragione di un sogno" di Laura Betti")
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