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L'adesione al Partito
comunista italiano e “la fuga a Roma”.
Nell’Italia settentrionale, dopo l'8 settembre 1943, la lotta di Resistenza
proseguiva a causa della persistenza dei tedeschi. Il fratello di Pier
Paolo, Guido Pasolini, si era unito ai partigiani, nella zona orientale del
Friuli, al confine con la Slovenia, aderendo inoltre al Partito d'Azione.
Il 12 febbraio 1945 Guido Pasolini morì, ucciso da partigiani garibaldini
passati sotto il comando di partigiani sloveni, che intendevano annettersi i
territori friulani. La notizia della sua morte giungerà a Pier Paolo
Pasolini a distanza di tre mesi.
Nella sua condizione di intellettuale appassionato e guidato dal pensiero di
Antonio Gramsci, e per la sua "vicinanza" al mondo contadino, matura e
concretizza l'idea di aderire al Partito comunista italiano. La morte del
fratello non rappresenta una causa di ripensamento poiché persiste il
pensiero che questa mancanza sia stata un evento singolare. Il comunismo
inoltre si presenta ai suoi occhi come l'unica corrente "in grado di fornire
una nuova cultura 'vera', una cultura che sia moralità e interpretazione
intera dell'esistenza". Pasolini si iscriverà nel 1948 al PCI; diventerà
successivamente segretario della sede comunista di San Giovanni. In quello
stesso anno sarà anche insegnante nella scuola media di Valvasone.
L'estate del 1949 trascorre "tra una bruttezza estrema e un'estrema
felicità", come lo stesso Pasolini scrive.
Il poeta riceve in questo periodo minacce e ricatti provenienti dall’ambito
politico della Democrazia cristiana. Narra il cugino Nico Naldini nel suo
“Pasolini, una vita” : "Nota bene che già tre mesi prima dell'accaduto, un
prelato molto importante di Udine aveva fatto dire a Pier Paolo che se non
avesse smesso la sua attività politica, avrebbe fatto di tutto per
rovinarlo, intenzioni poi confermateci da un deputato democristiano mio
amico.[…] Non potete immaginare la propaganda che si è fatta in Friuli e il
dolore di tutti noi".
Il “fatto”, in breve, consiste in questo: nell'ottobre del ‘49, Pasolini
viene denunciato per corruzione di minorenni e atti osceni in luogo pubblico
(nel dicembre del 1950 verrà assolto). Il 28 ottobre i quotidiani pubblicano
la notizia, su direttive della sede della Dc di Udine, e il giorno seguente
“L’Unità" esce con un trafiletto inviato dalla Federazione del Pci di Udine,
che nel frattempo ha stabilito l'espulsione di Pasolini dal partito:
"Prendiamo spunto dai fatti che hanno determinato un grave provvedimento
disciplinare a carico del poeta Pasolini per denunciare ancora una volta le
deleterie influenze di certe correnti ideologiche e filosofiche dei vari
Gide, Sartre, di altrettanto decadenti poeti e letterati, che si vogliono
atteggiare a progressisti, ma che in realtà raccolgono i più deleteri
aspetti della degenerazione borghese".
Pasolini scriverà in seguito alla Federazione di Udine: "Malgrado voi, resto
e resterò comunista, nel senso più autentico di questa parola".
Nel gennaio successivo
del ‘50 Pasolini partirà con la madre per Roma dove inizia a lavorare come
insegnante in una scuola privata, e in seguito ad affermarsi come scrittore
e regista.
Segna l'inizio della sua notorietà e solleva le critiche il romanzo
Ragazzi di vita del 1955, denigrato in particolare da una parte dei
commentatori della stampa comunista. Queste critiche spesso coincisero con
altre, analoghe, provenienti da organi di informazione di segno politico
opposto.
Scrive Carlo Salinari: “Pasolini sceglie apparentemente come argomento il
mondo del sottoproletariato romano, ma ha come contenuto reale del suo
interesse il gusto morboso dello sporco, dell'abbietto, dello scomposto e
del torbido". E Giovanni Berlinguer: "Tutto trasuda disprezzo e disamore per
gli uomini, conoscenza superficiale e deformata della realtà, morboso
compiacimento degli aspetti più torbidi di una verità complessa e
multiforme".
Al contrario, per quanto concerne l’aspetto ideologico, la lettura di
Rinaldo Rinaldi è convincente e sensibile e individua nel microcosmo dei
“ragazzi di vita”, “un grande sistema di circolazione di merci, e tutte le
loro avventure come storie merceologiche”.
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