Politica e ideologia

Il percorso ideologico e politico di Pasolini.

8-  Società dei consumi e omologazione

Vorrei fare una distinzione tra sviluppo e progresso: tra le due parole c’è una differenza enorme. Sono due cose non soltanto diverse, ma addirittura opposte e inconciliabili.

Infatti questo “storico”sviluppo è voluto dalla destra economica, non parlo nemmeno della destra ideologica o del fascismo. Ed è a questo punto che uso il potere con la “P” maiuscola, forse in modo un po’ estetizzante e vagamente mistico, perché è infinitamente difficile oggi stabilire quale sia il potere reale. E anziché chiamarlo potere con la “p” maiuscola, chiamiamolo pure “i nuovi padroni”. Il progresso non è voluto da questi “nuovi ladroni”, il progresso è voluto, vediamo, dall’opposizione. Quest’ ultima si mantiene su posizioni abbastanza tradizionalistiche. In che cosa consiste poi il conflitto tra questo sviluppo voluto dai nuovi padroni e il progresso voluto invece dagli uomini di sinistra? Consiste in un fenomeno molto semplice: lo svluppo, almeno in Italia, vuole la produzione smaniosa e disperata di beni superflui, mentre in realtà coloro che vogliono il progresso vogliono la creazione di beni necessari”.

(Da "Pier Paolo Pasolini, la ragione di un sogno" di Laura Betti")


Il progressivo affermarsi in Italia di comportamenti e valori tipici della civiltà dei consumi è stato esaminato da Pasolini; a metà degli anni Settanta, con appassionata attenzione in una serie di interventi giornalistici che per la radicalità di certi giudizi hanno suscitato vivaci e frequenti polemiche. Pasolini vede nella spirale dei consumi basata su bisogni artificiosamente creati, nello "sviluppo" mitizzato dalla società contemporanea, un meccanismo che stritola culture e valori differenziati da secoli e rende gli esseri umani identici e interscambiabili in un processo di omologazione.


” Il consumismo è una forma assolutamente nuova, rivoluzionaria, di capitalismo perché ha degli elementi nuovi dentro di se che lo rivoluzionano, cioè la produzione di beni superflui in scala enorme.La scoperta, quindi, della funzione edonistica che questo mondo non voglia più avere dei poveri, ma delle classi che vogliano consumare. Vuole avere dei bravi consumatori, non dei bravi cittadini. Questo ha trasformato antropologicamente gli italiani. Perché gli italiani più degli altri? Perché l’Italia non ha mai avuto né un’ unificazione monarchica, né un’unificazione luterana – riformistica, che è quella che ha preparato la civiltà industriale, né una rivoluzione borghese, né la prima rivoluzione industriale.

Non ha avuto nessuna di queste rivoluzioni omologatrici. Per la prima volta, quindi, l’Italia è unificata nel consumismo e la cosa è abbastanza terrorizzante e abbastanza definitiva.

Ecco una volta che il nuovo potere non è altro che il nuovo tipo di economia e che bisogna tenere ben presente l’assioma primo e fondamentale dell’economia politica cioè che chi produce, non produce merce ma rapporti sociali, visto che il modo di produzione è totalmente nuovo, le merci prodotte sono totalmente nuove ed è totalmente nuovo il tipo di umanità che viene prodotto; stabilito questo bisogna vedere se il rinnovamento totale di portare l’egemonia alle popolazioni che sn state distrutte da questo rinnovamento”.

(Da "Pier Paolo Pasolini, la ragione di un sogno" di Laura Betti")

 

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