Adolf Hitler - ritratto -foto d'epoca-
Adolf Hitler - ritratto in fasce -foto d'epoca-
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Adolf Hitler (Braunau am Inn, Austria, 20 aprile 1889 - Berlino, 30 aprile, 1945)
fu "Führer und Reichskanzler" (Capo e Cancelliere) della Germania dal 1933 al 1945.
Fu il principale istigatore dell'olocausto e della seconda guerra mondiale, che assieme
portarono alla morte di circa 50 milioni di persone.
Infanzia e gioventù
Adolf Hitler nacque il 20 aprile 1889 a Braunau-am-Inn, una piccola cittadina vicino a Linz nella provincia dell'Austria
settentrionale, vicino al confine tedesco, in quello che allora era l'Impero Austro-Ungarico. Suo padre Alois Hiedler
(1832-1903) era un ufficiale inferiore delle dogane. Sua madre era Klara Heidler (nata Pölzl), terza moglie di Alois.
Dei loro sei figli, solo Adolf e sua sorella Paula sopravvissero all'infanzia.
Alois Hitler era nato illegittimo, e per questo da giovane utilizzò il cognome della madre,
Schickelgruber. Nel 1876 adottò legalmente il cognome del padre naturale
(che però non lo riconobbe mai finché fu in vita), trasformandolo da Hiedler (o Hüttler) in Hitler.
Se effettivamente Alois fosse il figlio naturale di Johann Hiedler (o Hüttler) (1807-1888),
il padre di Adolf sarebbe stato parente di sangue della propria moglie Klara, la cui madre si chiamava Hüttler
e potrebbe essere stata la sorellastra di Alois.
Il figlio Adolf non usò mai il cognome Schicklgruber: in seguito i suoi avversari politici fecero
circolare delle voci che insinuavano che Hitler fosse di origine ebrea, poiché Maria Teresa d'Austria
diede la cittadinanza piena agli ebrei che si convertivano al cattolicesimo. Questi, se si convertivano,
usavano tradurre i loro cognomi ebraici in tedesco, e Schiklergruber era un cognome comune tra gli ebrei convertiti.
Inoltre, una diversa fonte afferma che Hitler non sapesse con certezza chi fosse stato suo nonno.
Le voci che affermavano che egli fosse per un quarto ebreo sarebbero dovute al fatto che sua nonna
Maria Schicklgruber fosse rimasta incinta del padre di Adolf mentre era al servizio di una famiglia ebrea a Graz,
in Austria. Adolf adottò Hitler come nome d'arte quando dipingeva e lo mantenne contro le proteste della vera famiglia
Hitler.
Hitler era un bambino intelligente ma umorale, e fallì due volte nel passaggio degli esami per ottenere
l'ammissione all'educazione superiore a Linz. Era devoto alla sua indulgente madre e sviluppò un odio per suo padre,
che più tardi descrisse come un tiranno sadico, anche se probabilmente era in realtà nient'altro che un normale,
rigoroso, padre tedesco.
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Adolf Hitler - Adolf Hitler (a sinistra) durante la Grande Guerra -foto d'epoca-
Adolf Hitler - ritratto con le SS in una foto del 1923 a Monaco -foto d'epoca-
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Vienna e Monaco
Nel gennaio 1903 Alois Hitler muore, e nel dicembre 1907 la sua vedova, Klara, morì di cancro.
Il diciottenne Adolf rimase orfano e ben presto lasciò la sua casa per Vienna, dove aveva vaghe speranze
di diventare un artista. Aveva diritto a una pensione da orfano, che integrava lavorando come illustratore.
Aveva del talento artistico e spesso disegnava dipinti di case e grandi palazzi. Si candidò due volte per l'ingresso
nella scuola d'arte e architettura di Vienna, ma venne scartato in entrambe le occasioni. Perse la sua pensione nel 1910,
ma per allora aveva ereditato qualche soldo da una zia.
Fu a Vienna che Hitler iniziò a diventare un antisemita attivo, una passione che avrebbe governato la sua vita
e fu la chiave di tutte le azioni susseguenti. L'antisemitismo era profondamente insito nella cultura cattolica
del sud della Germania, nella quale Hitler era cresciuto. Vienna aveva una grossa comunità ebraica, comprendente
molti ebrei ortodossi dell'Europa orientale. Hitler in seguito ricordò il suo disgusto nell'incontrare gli ebrei viennesi.
A Vienna l'antisemitismo si era sviluppato dalle sue origini religiose, in una dottrina politica,
promosso da pubblicisti come Lanz von Liebenfels, i cui libelli venivano letti da Hitler, e da politici come Karl Lueger,
il Sindaco di Vienna, o Georg Ritter von Schönerer, che contribuì agli aspetti razziali dell'antisemitismo. Da loro Hitler
acquisì il credo nella superiorità della "razza Ariana", che formò le basi delle sue idee politiche. Hitler arrivò a
credere che gli ebrei erano i nemici naturali degli "ariani", ed erano anche in qualche modo responsabili per la sua
povertà e incapacità di ottenere il successo che egli credeva di meritare.
Dopo poco, i soldi ereditati dalla zia terminarono, e per diversi anni Hitler visse
in una relativa oscurità, come imbianchino e operaio semispecializzato. Durante il tempo libero
assisteva spesso all'opera, nelle sale da concerto di Vienna, prediligeva specialmente le opere,
che trattavano i temi della mitologia nordica, di Richard Wagner.
Nel 1913 Hitler si spostò a Monaco di Baviera per evitare il servizio militare nell'esercito Austro-Ungarico.
Ma nell'agosto 1914, quando l'Impero Germanico entrò nella prima guerra mondiale, si arruolò improvvisamente
nell'esercito tedesco. Ottenne il grado di caporale e svolse servizio attivo in Francia e Belgio come messaggero.
Venne ferito e gassato e si guadagnò la Croce di ferro di prima classe per il suo coraggio.
Durante la guerra Hitler acquisì un appassionato patriottismo tedesco, a
nche se non era un cittadino dell'Impero Germanico (un dettaglio che non corresse fino al 1932).
Fu sconvolto dalla capitolazione tedesca nel novembre 1918, quando l'esercito tedesco non era (così lui credeva)
stato sconfitto. Egli, come molti altri nazionalisti tedeschi, incolpò i politici
per la resa.
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Adolf Hitler - ritratto mentre passa in rassegna le sue truppe -foto d'epoca-
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Il Partito Nazista
Dopo la guerra Hitler rimase nell'esercito, che veniva ora impegnato principalmente nella
repressione delle rivoluzioni socialiste che scoppiavano in tutta la Germania, compresa Monaco,
dove Hitler tornò nel 1919. Mentre era ancora nell'esercito, venne incaricato di spiare gli incontri
di un piccolo partito nazionalista, il Partito dei Lavoratori Tedeschi. Hitler si unì al partito come membro
numero 555 nella primavera del 1919. Il 14 agosto incontrò per la prima volta Dietrich Eckart, un antisemita e
uno dei primi membri chiave del partito, in occasione di un discorso tenuto davanti ai membri del DAP.
Hitler non venne congedato dall'esercito fino al 1920; dopo di che incominciò a prendere parte a
tempo pieno alle attività del partito. Ne divenne ben presto il leader e ne cambiò il nome in Partito
Nazional Socialista dei Lavoratori Tedeschi (National Sozialistische Deutsche Arbeitspartei - NSDAP),
normalmente conosciuto come Partito Nazista da National Sozialistische, in contrasto con Sozi, un termine
usato per indicare il Partito Socialdemocratico Tedesco. Il partito adottò la svastica
(un presunto simbolo dell'"arianesimo") e il saluto romano, che era usato anche dai fascisti italiani.
Il Partito Nazista era solo uno dei numerosi piccoli gruppi estremistici della Monaco di quell'epoca,
ma Hitler scoprì ben presto che aveva due talenti notevoli; nell'oratoria pubblica e nell'ispirare la
lealtà delle persone. La sua oratoria da angolo di strada, che attaccava gli ebrei, i socialisti e i liberali,
i capitalisti e i comunisti, iniziò ad attrarre nuovi aderenti. Tra i primi seguaci troviamo, Rudolf Hess,
Hermann Göring, e Ernst Röhm, capo dell'organizzazione paramilitare nazista, le SA. Un altro ammiratore fu il
Maresciallo di Campo dell'epoca di guerra, Erich Ludendorff. Hitler decise di usare Ludendorff come facciata in
un tentativo abbastanza ridicolo di conquistare il potere, il "Putsch della Birreria" dell'8 novembre 1923,
quando i nazisti marciarono da una birreria fino al Ministero della Guerra bavarese, intendendo rovesciare il
governo separatista di destre della Baviera e da li marciare su Berlino. Vennero rapidamente dispersi dall'esercito
e Hitler fu arrestato.
Hitler venne processato per alto tradimento, e utilizzò il processo per diffondere il suo messaggio in tutta la Germania.
Nell'aprile 1924 venne condannato a cinque anni di carcere nella prigione di Landsberg.
Qui Hitler dettò un libro intitolato Mein Kampf (La mia battaglia) al suo fedele delfino, Hess.
Questo lavoro ponderoso, conteneva le idee di Hitler sulla razza, la storia e la politica, compresi numerosi
avvertimenti sul destino che attendeva i suoi nemici, specialmente gli ebrei, nel caso in cui fosse riuscito a
salire al potere. Il libro venne pubblicato la prima volta in due volumi: il primo nel 1925 e il secondo un anno dopo.
Le prospettive di un Hitler al potere sembravano così remote a quel tempo, che nessuno prese seriamente i suoi scritti.
Considerato relativamente innocuo, Hitler ottenne una riduzione della pena. Venne rilasciato nel dicembre 1924.
A quel momento il Partito Nazista a malapena esisteva e i suoi capi dovettero sforzarsi a lungo per cercare di ricostruirlo.
Durante questi anni Hitler formò un gruppo che sarebbe in seguito diventato uno degli strumenti chiave nel raggiungimento
dei suoi obiettivi. Poiché le Sturmabteilung di Röhm erano inaffidabili e formavano una base di potere separata all'interno
del partito, Hitler costituì una guardia del corpo personale, le Schutzstaffel ("unità di protezione" o SS).
Questo corpo d'elite con le sue uniformi nere, venne guidato da Heinrich Himmler, che sarebbe diventato il principale
esecutore dei piani di Hitler relativamente alla "Questione ebraica", durante la seconda guerra mondiale.
Un elemento chiave del fascino di Hitler era il sentimento di orgoglio nazionale ferito, provocato dal Trattato
di Versailles, imposto all'Impero Germanico sconfitto dagli alleati. L'Impero Germanico dovette cedere territori
a Francia, Polonia, Belgio e Danimarca, e dovette assumersi la completa responsabilità della guerra, cedere le sue
colonie e dismettere la sua Marina, e pagare un conto salatissimo per le riparazioni di guerra. Siccome molti tedeschi
non credevano che l'Impero Germanico avesse cominciato la guerra, e non credevano di essere stati sconfitti, erano
amaramente risentiti per questi termini. Anche se i primi tentativi di guadagnarsi dei voti condannando le umiliazioni
e le macchinazioni dell'"ebraismo internazionale", non ebbero particolare successo con l'elettorato, la propaganda di
partito imparò la lezione, e presto una forma più subdola, che combinava l'antisemitismo con degli attacchi spiritati ai
fallimenti del "Sistema di Weimar" e ai partiti che lo appoggiavano, inizio a dare i suoi frutti.
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Adolf Hitler - dopo le elezioni del 1930 -foto d'epoca-
Adolf Hitler - al Berghof -foto d'epoca-
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La corsa al potere
Il punto di svolta delle fortune di Hitler giunse con la Grande Depressione che colpì la Germania nel 1930.
Il regime democratico costituito in Germania nel 1919, la cosiddetta Repubblica di Weimar, non era mai stata
genuinamente accettata dai conservatori, e anche il potente Partito Comunista la rigettava. I Socialdemocratici e i
partiti tradizionali del centro e della destra non erano in grado di gestire lo shock della Depressione, ed erano inoltre,
tutti segnati dall'associazione con il "Sistema di Weimar", e nelle elezioni del settembre 1930, i nazisti sorsero
improvvisamente dall'oscurità e si guadagnarono oltre il 18% dei voti e 107 seggi nel Reichstag, diventando il secondo
partito in Germania.
Il successo di Hitler si basava sulla conquista della classe media, che era stata colpita duramente dall'inflazione
degli anni '20 e dalla disoccupazione portata dalla Depressione. Contadini e veterani di guerra erano altri gruppi
che supportavano i nazisti. La classe operaia urbana generalmente ignorava gli appelli di Hitler, Berlino e le città
della Ruhr erano particolarmente ostili, ma in queste città il Partito Comunista era forte, e si opponeva anch'esso a
un governo democratico, per questo si rifiutò di cooperare con gli altri partiti per bloccare l'ascesa di Hitler.
Le elezioni del 1930 furono un disastro per il governo di centro-destra di Heinrich Brüning,
che era ora privo di qualsiasi maggioranza al Reichstag, e doveva affidarsi alla tolleranza dei
Socialdemocratici e all'uso dei poteri d'emergenza del Presidente della Repubblica per restare al governo.
Con le misure austere introdotte da Brüning per contrastare la Depressione, che ottenevano scarsi successi,
il governo era ansioso di evitare le elezioni presidenziali del 1932, e sperava di garantirsi l'accordo con i
nazisti per estendere il mandato di Hindenburg, ma Hitler si rifiutò e anzi corse contro Hindenburg nelle elezioni
presidenziali, arrivando secondo nelle due tornate elettorali, superando il 35% dei voti nella seconda occasione,
in aprile, nonostante i tentativi del Ministro degli Interni Wilhelm Groener e del governo Socialdemocratico della
Prussia di limitare le attività pubbliche dei nazisti, soprattutto bandendo le SA.
L'imbarazzo delle elezioni pose fine alla tolleranza di Hindenburg nei confronti di Brüning,
e il vecchio Maresciallo di Campo dimise il governo, e ne nominò uno nuovo guidato dal reazionario Franz von Papen,
che immediatamente abrogò il bando sulle SA e indisse nuove elezioni per il Reichstag. Alle elezioni del luglio 1932
i nazisti ottennero il loro migliore risultato, vincendo 230 seggi e diventando il partito di maggioranza relativa.
In quel momento i nazisti e i comunisti controllavano la maggioranza del Reichstag, la formazione di un governo di
maggioranza stabile, impegnato alla democrazia, era impossibile e, a seguito del voto di sfiducia sul governo von Papen,
appoggiato dall'84% dei deputati, il nuovo Riechstag si dissolse immediatamente e furono ancora una volta indette nuove
elezioni.
Von Papen e il Partito di Centro aprirono entrambi dei negoziati per assicurarsi la partecipazione nazista al governo,
ma Hitler pose delle condizioni dure, chiedendo il cancellierato e il consenso del Presidente che gli permettesse di
utilizzare i poteri d'emergenza dell'Articolo 48 della costituzione. Questo fallimento nell'entrare al governo,
unito agli sforzi nazisti di ottenere il supporto della classe operaia, alienarono alcuni dei precedenti sostenitori,
e nelle elezioni del novembre 1932, i nazisti persero dei voti, pur rimanendo il principale partito del Reichstag.
Poiché von Papen aveva chiaramente fallito nei suoi tentativi di garantirsi una maggioranza attraverso
la negoziazione che avrebbe portato i nazisti al governo, Hindenburg lo dimise e chiamò al suo posto il
generale Kurt von Schleicher, che era stato per lungo tempo una forza dietro le quinte e più recentemente
Ministro della Difesa, il quale promise si poter garantire un governo di maggioranza attraverso la negoziazione
con i sindacalisti Socialdemocratici e con la fazione nazista dissidente, guidata dal Gregor Strasser.
Come Schleicher si imbarcò in questa difficile missione, von Papen e Alfred Hugenberg, Segretario del
Partito Nazional Popolare Tedesco (DNVP), che prima dell'ascesa nazista era il principale partito di destra,
cospirarono per persuadere Hindenburg a nominare Hitler come cancelliere in coalizione con il DNVP, promettendo
che sarebbero stati in grado di controllarlo. Quando Schleicher fu costretto ad ammettere il suo fallimento,
e chiese ad Hindenburg un altro scioglimento del Reichstag, Hindenburg lo silurò e mise in atto il piano di von Papen,
nominando Hitler Cancelliere con von Papen come Vicecancelliere e Hugenberg come Ministro dell'Economia,
in un gabinetto che comprendeva solo tre nazisti; Hitler, Göring, e Wilhelm Frick. Il 30 gennaio 1933,
Adolf Hitler prestò giuramento come Cancelliere nella camera del Reichstag, sotto gli sguardi e i gli applausi
di migliaia di sostenitori del nazismo.
Il Partito Comunista Tedesco e i suoi padroni di Mosca si devono prendere gran parte della colpa
per l'ascesa al potere di Hitler. Fin dal 1929, Stalin aveva spinto il Comintern ad adottare una
politica di estremo settarismo verso tutti gli altri partiti di sinistra; i Socialdemocratici erano
trattati come "Fascisti sociali" e nessuna alleanza doveva essere stretta con loro. Questo serviva
ai fini politici interni di Stalin, ma ebbe conseguenze disastrose in Germania. Il Partito Comunista,
non solo fallì nell'opporsi al nazismo in alleanza con i Socialdemocratici, ma cooperò tatticamente con i primi
(soprattutto in occasione dello sciopero dei trasporti pubblici berlinesi del 1932). Capirono subito l'errore
di questa politica. Usando il pretesto dell'Incendio del Reichstag, Hitler emise il "Decreto dell'Incendio del
Reichstag", del 28 febbraio 1933. Il decreto sopprimeva diversi importanti diritti civili in nome della sicurezza
nazionale. I leader comunisti, assieme ad altri oppositori del regime, si trovarono ben presto in prigione.
Al tempo stesso le SA lanciarono un ondata di violenza contro i movimenti sindacali, gli ebrei e altri nemici.
Ma Hitler non aveva ancora la nazione in pugno. La nomina a Cancelliere di Hitler e il suo uso dei meccanismi
incastonati nella costituzione per approdare al potere hanno portato al mito della nazione che elegge il suo dittatore
e al supporto della maggioranza alla sua ascesa. Hitler divenne Cancelliere su nomina legale del Presidente, che era
stato eletto dal popolo. Ma né Hitler, né il partito disponevano della maggioranza dei voti. Nelle ultime elezioni libere,
i nazisti ottennero il 33% dei voti, guadagnando 196 dei 584 seggi disponibili. Anche nelle elezioni del marzo 1933,
che si svolsero dopo che terrore e violenza si erano diffuse per lo stato, i nazisti ricevettero solo il 44% dei voti.
Il partito ottenne il controllo della maggioranza dei seggi al Reichstag attraverso una formale coalizione con il DNVP.
Infine, i voti addizionali necessari a far passare l'Atto dei pieni poteri, che investì Hitler di un'autorità dittatoriale,
i nazisti se li assicurarono espellendo i deputati comunisti e intimidendo i ministri del Partito di Centro.
In una serie di decreti che arrivarono subito dopo, vennero soppressi gli altri partiti e bandite tutte le forme
di opposizione. In solo pochi mesi, Hitler aveva raggiunto un controllo autoritario senza aver mai violato o sospeso
la costituzione di Weimar. Ma aveva minato la democrazia per poterlo fare.
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Adolf Hitler - durante una manifestazione di regime -foto d'epoca-
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Il regime nazista
Essendosi assicurato il potere politico supremo senza aver ottenuto l'appoggio della maggioranza dei tedeschi,
Hitler proseguì nel cercare di vincerlo, e rimase estremamente popolare fino ai momenti finali del suo regime.
Era un maestro di oratoria, e con tutti i mezzi d'informazione tedeschi sotto il controllo del suo capo della
propaganda, Joseph Goebbels, egli fu in grado di persuadere la maggioranza dei tedeschi che era il loro salvatore;
dalla Depressione, dai Comunisti, dal Trattato di Versailles e dagli ebrei. Su quelli che non ne erano persuasi,
le SA, le SS e la Gestapo (la Polizia segreta di stato) avevano mano libera, e a migliaia scomparirono nei campi
di concentramento. Molti di più emigrarono, compresi circa metà degli ebrei tedeschi.
Per consolidare il suo regime, Hitler aveva bisogno della neutralità dell'esercito e dei magnati dell'industria.
Questi erano allarmati dalla componente "socialista" del Nazionalsocialismo, che era rappresentata dalle camice
brune delle SA di Ernst Röhm, in gran parte appartenenti alla classe operaia. Per rimuovere questa barriera all'
accettazione del regime, Hitler lasciò libero il suo luogotenente, Himmler, di assassinare Röhm e dozzine di altri
nemici reali o potenziali, durante la notte del 29-30 giugno 1934. L'evento è ricordato come la Notte dei lunghi coltelli.
Quando Hindenburg morì, il 2 agosto 1934 Hitler fuse assieme gli uffici di Presidente e Cancelliere, autonominandosi
capo (Führer) della Germania, e ottenendo un giuramento di fedeltà personale da ogni membro delle forze armate.
Quegli ebrei che non erano emigrati in tempo, ebbero a pentirsi della loro esitazione.
In base alle Leggi di Norimberga del 1935 persero il loro status di cittadini tedeschi
e vennero espulsi dagli impieghi statali, dagli ordini professionali e da gran parte delle
attività economiche. Erano oggetto dello sbarramento di una odiosa propaganda. Pochi non ebrei tedeschi
si opposero a questi passi. La chiesa cristiana, immersa in secoli di antisemitismo, rimase in silenzio.
Queste restrizioni vennero ulteriormente aggravate, specialmente dopo l'operazione anti-ebraica del 1938,
conosciuta come Notte dei cristalli (Kristallnacht). Dal 1941 agli ebrei venne richiesto di
indossare una stella gialla in pubblico.
Nel marzo 1935 Hitler ripudiò il Trattato di Versailles, reintroducendo la coscrizione in Germania.
Il suo scopo sembrava quello di costruire una massiccia macchina militare, comprendente una nuova Marina
e una nuova Aviazione (la Luftwaffe). Quest'ultima venne posta sotto il comando di Göring, un comandante
veterano della prima guerra mondiale. L'arruolamento di grandi quantità di uomini e donne nel nuovo esercito
sembrava risolvere i problemi di disoccupazione, ma distorse seriamente l'economia.
Nel marzo 1936 Hitler violò nuovamente il Trattato di Versailles, rioccupando la zona
demilitarizzata della Renania. Quando Regno Unito e Francia non fecero nulla per fermarlo,
Hitler prese coraggio. Nel luglio 1936 scoppiò la Guerra civile spagnola, quando i militari,
guidati dal generale Francisco Franco, si ribellarono contro il governo regolarmente eletto del
Fronte Popolare. Hitler inviò delle truppe ad aiutare i ribelli. La Spagna servì come prova sul
campo per le nuove forze armate tedesche e per i loro metodi, compreso il bombardamento di città
indifese come Guernica, che venne distrutta dalla Luftwaffe nell'aprile 1937.
Hitler formò un alleanza con Benito Mussolini e l'Italia Fascista il 25 ottobre 1936.
Questa alleanza venne in seguito allargata a Giappone, Ungheria, Romania e Bulgaria. Queste nazioni
sono collettivamente conosciute come Potenze dell'Asse. Il 5 novembre 1937 alla Cancelleria del Reich,
Adolf Hitler tenne un incontro segreto dove dichiarò i suoi piani per l'acquisizione di "spazio vitale"
per il popolo tedesco.
Il 12 marzo 1938 Hitler costrinse la nativa Austria all'unificazione con la Germania
(l'Anschluss) e fece un ingresso trionfale a Vienna. In seguito intensificò la crisi che
coinvolgeva gli abitanti di lingua tedesca della regione dei Sudeti, in Cecoslovacchia.
Questo portò all'Accordo di Monaco del settembre 1938 in cui la Gran Bretagna e la Francia diedero
debolmente strada alle sue richieste, evitando la guerra ma non riuscendo a salvare la Cecoslovacchia.
I tedeschi entrarono a Praga il 10 marzo 1939.
A questo punto Francia e Gran Bretagna decisero di prendere posizione, e resistettero alla successiva richiesta di
Hitler per la restituzione dei territori ceduti alla Polonia in base al Trattato di Versailles.
Ma le potenze occidentali non furono in grado di giungere ad un accordo con l'Unione Sovietica per un
alleanza contro la Germania, e Hitler ne approfittò. Il 23 agosto 1939 concluse un'alleanza (il Patto Molotov-Ribbentrop)
con Stalin. Il 1 settembre la Germania invase la Polonia. Hitler restò sorpreso quando Francia e Gran Bretagna onorarono
il loro impegno con i polacchi dichiarando guerra alla Germania.
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Adolf Hitler - ritratto con Benito Mussolini -foto d'epoca-
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Seconda guerra mondiale: le vittorie
Nei tre anni seguenti Hitler conseguì una sfilza quasi ininterrotta di successi militari.
La Polonia venne rapidamente sconfitta e spartita con i sovietici. Nell'aprile 1940 la Germania
invase Danimarca e Norvegia. In maggio iniziò un offensiva lampo che travolse rapidamente Paesi Bassi,
Belgio, Lussemburgo e la Francia, che collassò nel giro di sei settimane. Nell'aprile 1941 toccò a
Jugoslavia e Grecia ad essere invase. Nel frattempo le forze tedesche avanzavano attraverso il Nord
Africa verso l'Egitto. Queste invasioni furono accompagnate dal bombardamento di città indifese come Varsavia,
Rotterdam e Belgrado. L'unico insuccesso di Hitler fu quello di non riuscire a piegare la Gran Bretagna con i
bombardamenti, tentativo che venne contrastato durante la Battaglia d'Inghilterra.
Il 22 giugno 1941 ebbe inizio l'Operazione Barbarossa. Le forze di Hitler invasero l'Unione Sovietica,
occupando rapidamente il terzo occidentale della Russia europea, assediando Leningrado e minacciando Mosca.
Durante l'inverno l'armata di Hitler venne respinta alle porte di Mosca, ma l'estate successiva l'offensiva
riprese. Per il luglio 1942 le truppe di Hitler erano sul Volga. Qui vennero sconfitte nella Battaglia di
Stalingrado, la prima grossa sconfitta tedesca. In Nord Africa i britannici sconfissero i tedeschi nella seconda
battaglia di El Alamein, contrastando i piani di Hitler di catturare il Canale di Suez e il Medio Oriente.
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Adolf Hitler - tram riservato agli ebrei -foto d'epoca-
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L'olocausto
Ci si è a volte chiesti perché Hitler invase l'Unione Sovietica lasciando il Regno Unito invitto ad ovest.
La risposta è che Hitler aveva due obiettivi preponderanti: creare un Impero orientale per i tedeschi,
e sterminare gli ebrei. L'Unione Sovietica ospitava la seconda popolazione ebraica in Europa, dopo la Polonia.
Per Hitler, la guerra contro gli alleati occidentali era solo un necessario preludio alla conquista dell'Europa
orientale. Qui egli intendeva schiavizzare, espellere o uccidere russi, polacchi e le altre popolazioni slave e
fare spazio per i coloni tedeschi. Questo fu un obiettivo che molti tedeschi condividevano. Ma la sua ossessione
personale era sempre stata lo sterminio degli ebrei. Il grande numero di ebrei (3,3 milioni) che vivevano in
Unione Sovietica era chiaramente un fattore principale del suo ordine di invasione. E infatti, gli omicidi di
massa degli ebrei iniziarono con gli Einsatzgruppen, che seguivano le armate tedesche in Unione Sovietica,
conducendo fucilazioni di massa attraverso i territori recentemente occupati, nei quali si stima che vennero
uccisi circa 2 milioni di ebrei.
Rimase la questione di cosa fare dei milioni di ebrei affollati nei ghetti del
Governatorato Generale di Polonia.
Mentre nessun ordine specifico di Hitler che autorizzasse lo sterminio degli ebrei è mai emerso, le prove suggeriscono
che durante l'autunno del 1941, lui e Himmler si accordarono in linea di principio per la loro eliminazione con i gas.
Per facilitare la cooperazione all'interno del governo nell'implementazione della "Soluzione finale della questione
ebraica", si tenne, vicino a Berlino, la Conferenza di Wannsee del 20 gennaio 1942,
con la partecipazione di quindici
ufficiali superiori del regime, guidati da Reinhard Heydrich e Adolf Eichmann.
Le registrazioni della conferenza
forniscono la migliore evidenza della pianificazione centrale dell'olocausto. tra il 1942 e il 1944 le SS, assistite
dai governi collaborazionisti e da personale reclutato nelle nazioni occupate, uccisero sistematicamente circa 3,5 milioni
di ebrei in sei campi di sterminio della Polonia: Auschwitz-Birkenau, Belzec, Chelmno, Majdanek,
Sobibor e Treblinka.
Altri vennero uccisi meno sistematicamente da altre parti, o morirono di fame e malattie mentre lavoravano come schiavi.
Questo tentativo di sterminare gli ebrei europei viene generalmente chiamato olocausto,
anche se il termine ebraico Shoah
viene preferito dagli ebrei.
Altri gruppi etnici e categorie sociali erano anch'essi soggetti alla persecuzione
e in alcuni casi allo sterminio. Migliaia di socialisti tedeschi, comunisti e altri
oppositori del regime morirono nei campi di concentramento, così come un numero alto
ma sconosciuto di omosessuali. Gli zingari erano considerati una razza inferiore e furono
anch'essi uccisi o spediti nei campi di concentramento. Circa tre milioni di soldati russi,
prigionieri di guerra, morirono nei lager o come schiavi. Tutte le nazioni occupate soffrirono
privazioni terribili ed esecuzioni di massa: fino a tre milioni di civili polacchi (non-ebrei)
morirono durante l'occupazione.
Non si conosce nessun documento nel quale Hitler ordinava esplicitamente l'olocausto,
ma molti storici ritengono che non solo ne era a conoscenza, ma che ordinò a Himmler di
portare avanti il piano; certamente questo era coerente con le credenze della sua vita.
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Adolf Hitler - i giornali alleati riportano la notizia della morte di Hitler dopo l'attentato -foto d'epoca-
Adolf Hitler - foto scattata dall'Armata Rossa nel maggio del 1945 che raffigura il corpo di Hitler. Alcuni sostengono che, se è vero che il corpo venne bruciato, la foto raffigurerebbe un'altra persona o sarebbe un fotomontaggio -foto d'epoca-
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Seconda guerra mondiale: la sconfitta
I primi trionfi militari di Hitler lo persuasero (assieme a molti altri) che era un genio della strategia,
e divenne sempre meno desideroso di ascoltare i consigli degli altri o di udire cattive notizie. Dopo la
battaglia di Stalingrado, ampiamente considerata come il punto di svolta della seconda guerra mondiale,
le sue decisioni militari divennero sempre più erratiche, e la posizione economica e militare della Germania
si deteriorò. L'entrata in guerra degli Stati Uniti, il 7 dicembre 1941 portò a una incredibile coalizione
delle principali potenze mondiali: il più grande impero mondiale (l'Impero Britannico), la principale potenza
finanziaria e industriale (gli USA), e l'Unione Sovietica, che si era sobbarcata il peso più grande della
seconda guerra mondiale in termini di vite umane e altre perdite. I realisti all'interno dell'esercito
tedesco videro la sconfitta come inevitabile e complottarono per togliere Hitler dal potere. Nel luglio
1944 uno di loro, Claus von Stauffenberg piazzò una bomba nel quartier generale di Hitler
(il cosiddetto Complotto del 20 luglio), ma Hitler scampò miracolosamente alla morte.
Seguì una selvaggia rappresaglia e il movimento di resistenza venne soffocato.
L'alleato di Hitler, Benito Mussolini venne rovesciato nel 1943.
Nel frattempo l'Unione Sovietica continuava costantemente a costringere le armate di Hitler
alla ritirata dai territori occupati ad est. Ma fintanto che l'Europa occidentale era assicurata,
la Germania poteva sperare di tenere la posizione indefinitamente, nonostante la sempre più pesante
campagna di bombardamenti sulle città tedesche. Il 6 giugno 1944 (D-Day), le armate alleate sbarcarono
nel nord della Francia, e per dicembre erano arrivate al Reno. Hitler eseguì un ultima offensiva sulle Ardenne.
Ma con il nuovo anno le armate alleate stavano avanzando sul territorio tedesco.
In febbraio i sovietici si fecero strada attraverso la Polonia e la Germania orientale,
e in aprile arrivarono alle porte di Berlino. I più stretti collaboratori di Hitler lo invitarono
a scappare in Baviera o in Austria, per cercare una resistenza finale sule montagne, ma egli era
determinato a morire nella sua capitale. Le sue armate si disfecero e mentre i sovietici si aprivano
la strada verso il centro di Berlino, Hitler si suicidò nel suo bunker il 30 aprile 1945, insieme alla
storica amante Eva Braun che aveva sposato qualche giorno prima. Aveva 56 anni. Come parte delle sue ultime volontà,
ordinò che il suo corpo venisse portato all'esterno e bruciato. Nel suo testamento, scaricò tutti gli altri leader
nazisti e nominò l'ammiraglio Karl Dönitz come nuovo Führer e Goebbels come nuovo Cancelliere. Comunque,
quest'ultimo si suicidò il 1 maggio 1945 insieme alla moglie dopo aver ucciso i suoi 6 figli. L'8 maggio 1945,
la Germania si arrese. Il "Reich millenario" di Hitler era durato poco più di 12 anni.
I resti parzialmente carbonizzati di Hitler vennero trovati e identificati
(attraverso le impronte dei denti) dai russi. Essi tennero il fatto segreto,
e per anni l'Unione Sovietica alimentò le voci che Hitler era in qualche modo sopravvissuto alla guerra
e viveva in America Latina (dove avevano trovato rifugio molti ex-nazisti). In realtà i suoi resti vennero seppelliti
in un luogo mai rivelato della Germania orientale su ordine di Stalin.
Pare che intorno all'Aprile 1970 nella zona in cui i resti furono seppelliti
venne deciso di costruire una zona residenziale. I servizi segreti russi quindi
riesumarono i resti di Hitler, di Eva Braun, di Joseph Goebbels e della sua famiglia,
li cremarono e infine gettarono le ceneri nel fiume Elba. Attualmente rimangono a Mosca una
parte di calotta cranica e di mandibola che si dice siano quelli di Adolf Hitler.
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