L'Olocausto - Un passaporto rilasciato ad una donna ebrea tedesca alla fine del 1938. La lettera "J" timbrata in rosso ne attesta l'ebraicità.
-foto d'epoca-
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Concentramento: segregare e ghettizzare
Dopo aver "definito" gli ebrei da perseguitare e averli espropriati di ogni bene e diritto, la macchina della distruzione compì un terzo passo: il concentramento.
Il concentramento assunse due aspetti differenti: in Germania si creò una segregazione della comunità ebraica, all'Est, in Polonia, si sviluppò una ghettizzazione. Ciò significa che in Germania non vennero creati "ghetti", cioé quartieri ebraici chiusi, ma si puntò a dividere rigidamente gli ebrei dal resto della popolazione tedesca. In Polonia invece vennero creati i veri e propri ghetti. In un secondo momento la popolazione ebraica tedesca venne trasferita nei ghetti polacchi e di qui ai campi di sterminio o all'eliminazione attraverso fucilazioni.
La segregazione in Germania
La strategia nazista per attuare la segregazione degli ebrei tedeschi ebbe cinque fasi, come è stato sottolineato da uno storico della Shoah:
a) rottura delle relazioni sociali
La legislazione contro gli ebrei attuata nella fase di espropriazione provocò come conseguenza il rompersi dei legami tra gli eberi e i non ebrei. Per fare un esempio, il licenziamento aveva come conseguenza il rompersi della frequentazione tra colleghi di lavoro. L'arianizzazione delle aziende e quindi la fine dell'attività economica eliminava ogni possibilità per gli ebrei di interagire con il resto dei tedeschi. Una serie di provvedimenti - solo apparentemente minori - perfezionò l'isolamento: orari di acquisto imposti dal ministero dell' Alimentazione e dell' Agricoltura differenziati rispetto agli ariani; divieto di frequentare luoghi di villeggiatura o spiagge; divieto di essere ricoverati negli stessi ospedali dei tedeschi e addirittura divieto per i barbieri ebrei di servire clienti ariani. Se anche gli obiettivi nazisti nella fase dell'espropriazione erano economici le ripercussioni furono psicologiche e sociologiche.
b) delimitazione dei luoghi di residenza
Con una direttiva del 28 dicembre 1939 firmata da Göring si ordinò agli ebrei di concentrarsi non in particolari quartieri ma in singoli palazzi. Per favorire l'enorme massa di traslochi che questa ordinanza implicava si modificò la legislazione sui contratti prevedendo la possibilità di rescindere senza altro motivi i contratti stipulati con ebrei. A favorire l'ondata di trasferimenti era stato varato un decreto del 30 aprile 1939, che stabiliva che un proprietario tedesco era in diritto di espellere il suo affittuario ebreo a condizione di presentare un certificato comprovante che questi aveva la possibilità di alloggiare altrove; nello stesso tempo, obbligava gli Ebrei, che disponevano ancora di un alloggio di proprietà, ad accettare come affittuari le famiglie ebree senza casa. In questo modo vennero create le "Judenhäuser" nelle quali vennero stipati gli ebrei tedeschi. Le condizioni di vita in questi appartamenti erano intollerabili sia per l'affollamento, sia per la rottura di ogni elementare forma di privacy.
c) Regolamentazione degli spostamenti
Impedire agli ebrei di spostarsi - e quindi sottrarsi alla segregazione - fu un obiettivo ricercato attraverso una serie quasi infinita di provvedimenti. Parliamo di provvedimenti e non di leggi perché nello Stato Nazista erano di fatto saltate le normali procedure legislative: era sufficiente un'ordinanza, un decreto di polizia che si sostituiva alla legge. Il 15 dicembre 1938 Himmler decise che agli ebrei dovesse essere vietata la guida di autoveicoli. Il 24 marzo 1942 un altro decreto stabilì che gli Ebrei non avrebbero potuto usare nessun mezzo di trasporto pubblico senza un permesso speciale rilasciato dalla polizia urbana. Dal 1941 si era vietato agli ebrei l'uso del telefono, la norma fu inasprita vietando l'uso anche degli apparecchi pubblici.
d) Misure specifiche di identificazione
Tra il 1938 ed il 1942 il governo nazista si occupò di distinguere gli ebrei anche nei documenti di identità personale. L'apposizione di una grande "J" timbrata su passaporti ed altri documenti venne imposta per consentire una più immediata e rapida identificazione. Il problema della identificazione era particolarmente sentito dai nazisti. A dispetto della loro stessa propaganda che dipingeva gli ebrei con tratti somatici caricaturali ed estremamente riconoscibili, i tedeschi sapevano bene che non era possibile riconoscere un ebreo o un'ebrea a colpo d'occhio. Occorreva allora rendere evidente l'ebraicità delle vittime. Dopo i documenti è il nome il principale elemento identificativo. Ed i nazisti colpirono esattamente i nomi propri degli ebrei. Il decreto del 17 agosto del 1938 , firmato Stuckart, segretario di Stato all'Interno, e Gürtner, ministro della Giustizia, era opera del Sottosegretario Globke, esperto in onomastica presso il ministero dell'Interno. Con questa ordinanza si obbligavano le ebree ad aggiungere il nome "Sara" al proprio e gli ebrei il nome "Israel". Globke poi creò una lista di nomi germanici all'interno della quale i tedeschi ariani dovevano scegliere quello che preferivano per i loro figli e figlie. Ovviamente i nomi della lista erano vietati agli ebrei. Ma il più "spettacolare" ed evidente provvedimento fu quello del 10 settembre 1941: gli Ebrei di età superiore ai sei anni non avrebbero potuto mostrarsi in pubblico se non portando la stella gialla. Questa, tratteggiata di nero su fondo giallo e larga come il palmo di una mano, doveva avere inscritto al centro il termine "Jude", anch'esso in nero. La stella doveva essere cucita saldamente ai vestiti, davanti e sul lato sinistro. L'identificazione raggiungeva due scopi: garantiva che gli ebrei rispettassero le restrizioni sugli spostamenti e dall'altro lato li intimoriva ancora di più esponendoli pubblicamente. Così l'intero popolo tedesco diveniva una potenziale polizia in grado di osservare i comportamenti degli ebrei in ogni momento di ciò che era rimasto della loro vita sociale. Di questo era perfettamente conscio e convinto assertore l'inventore della maggior parte dei provvedimenti antiebraici Reinhard Heydrich che sosteneva:
"Noi non vogliamo che gli Ebrei abitino negli stessi palazzi della popolazione tedesca ; ma attualmente nei caseggiati o nei palazzi, i tedeschi obbligano gli ebrei a comportarsi correttamente. E' molto meglio controllarli, tenendoli sotto lo sguardo vigile di tutta la popolazione"
e) istituzione di procedure amministrative differenziate.
L'ultimo passaggio nel processo di segregazione fu la creazione di una amministrazione e di una burocrazia separata per ariani ed ebrei. In ciò i nazisti furono agevolati dall'esistenza di organizzazioni ebraiche a livello locale e nazionale che piegarono ai propri scopi.
Storicamente laddove esisteva un nucleo sufficientemente consistente di ebrei si formava una Comunità, cioè una organizzazione strutturata con il compito di gestire le scuole ebraiche, gli ospedali, le opere di assistenza. Prima dell'arrivo al potere di Hitler le Comunità avevano iniziato un percorso di centralizzazione. Erano così sorte delle "federazioni regionali" delle comunità . A partire dal 1933 si formò un organismo nazionale della comunità ebraica che assunse diverse denominazioni e che fu guidato dal rabbino Leo Baeck. Nel 1939 questo organismo assunse il nome di Unione Nazionale degli Ebrei di Germania. I dirigenti ebraici nazionali di fronte al nazismo trionfante coltivarono una prima, fatale, illusione: credettero che fosse possibile aprire un dialogo, un confronto. Indirizzarono lettere e petizioni ad Hitler credendo di poter essere considerati una "controparte" per la soluzione della "judenfrage" della questione ebraica. In realtà ad Hitler ed al nazismo non interessava creare alcun dialogo con i dirigenti ebraici. Dall'altro lato l'Unione non rifletteva tutte le posizioni politiche espresse dall'ebraismo tedesco. All'Unione non parteciparono gli ebrei "ortodossi" dell'organizzazione Agudah, gli assimilazionisti che predicavano un nazionalismo tedesco pari a certi gruppi estremistici presero le distanze; i sionisti che vedevano nella fondazione di uno stato ebraico in Palestina l'unica soluzione alla questione ebraica si mantennero ai margini.
Il secondo grande errore della dirigenza ebraica fu credere che l'antisemitismo nazista si sarebbe addolcito con il passare degli anni e che si sarebbe trovata una dimensione di vivibilità per gli ebrei in Germania. Il constatare che al posto di un addolcimento ci si incamminava verso inasprimenti e vessazioni senza fine tolse spazio alla politica. L'Unione di fatto perse il suo ruolo politico perché ad ogni attacco nazista il suo ruolo di soccorso economico ed amministrativo cresceva a scapito delle sue possibilità di azione politica. Ed era esattamente quello che i nazisti volevano: un organismo meramente amministrativo e di mutuo soccorso dipendente dalle decisioni di Hitler. Questo obiettivo venne formalmente raggiunto il 4 luglio 1939 quando un decreto pose l'Unione sotto il controllo della Polizia di Sicurezza. Il cambiamento fu sostanziale, non formale, Leo Baeck e il suo vice Otto Hirsch rimasero al loro posto ma i nazisti trasformarono i compiti dell'Unione. In primo luogo costrinsero ad aderirvi non solo gli ebrei praticanti ma tutti gli ebrei in base alla loro appartenenza razziale. In secondo luogo si arrogarono il diritto di imporre compiti supplementari all'Unione. Leo Baeck e gli altri dirigenti commisero l'errore che vrebbero commesso tutti i dirigenti ebraici in seguito: credere che obbedendo agli ordini dei tedeschi avrebbero migliorato la condizione della Comunità ebraica. In realtà l'Unione divenne uno strumento che semplificò il lavoro di distruzione dei nazisti. L'Unione divenne il megafono dei provvedimenti restrittivi, fornì gli elenchi degli ebrei tedeschi favorendo l'identificazione, collaborò nel concentrare gli ebrei nei palazzi a loro destinati, aprì conti correnti controllabili dai tedeschi e alla fine collaborò alla gestione dei trasporti degli ebrei tedeschi verso oriente. I nazisti economizzarono uomini, denaro ed energie e controllarono strettamente l'intera Comunità Ebraica tedesca. Quando - nel 1943 - Hitler decise la definitiva eliminazione degli ebrei tedeschi l'Unione venne sciolta.
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