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Quindici uomini per un genocidio
Heydrich ha convocato i rappresentanti di ogni settore vitale del Reich.
Ciascun Ministero dovrà dare il suo contributo per condurre a buon fine
la "soluzione finale del problema ebraico".
Così verso mezzogiorno del 20 gennaio 1942 dalle automobili di servizio
discendono uomini chiave del regime.
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Conferenza del Wannsee - Josef Bühler -foto d'epoca-
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Josef Bühler collaboratore di Hans Frank, Gauleiter del Governatorato, è tra gli intervenuti il più direttamente interessato. Il flusso di trasporti ferroviari che dalla Germania deportava gli ebrei ad Est si arresta nel Governatorato Generale, nei ghetti di Cracovia, Lublino, Varsavia.
Nel gennaio 1942 la concentrazione di ebrei nell'area è già intollerabile.
Perciò Bühler è arrivato alla villa sul Wannsee con un ordine ben chiaro: prima di accogliere nuovi ebrei dal resto dell'Europa occorreva liquidare gli ebrei già residenti nel Governatorato.
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Conferenza del Wannsee - Eberhard Schöngart -foto d'epoca-
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Da Cracovia, insieme a Bühler è giunto Eberhard Schöngart che da meno di un anno era Comandante della Polizia di Sicurezza e del SD del Governatorato Generale. Di fatto Schöngart era un uomo di Heydrich.
La sua presenza alla riunione è determinata dal fatto che a lui viene demandata la supervisione delle operazioni di concentramento ed eliminazione degli ebrei nel Governatorato Generale. In più si trova nella scomoda posizione di dover costantemente mediare tra gli ordini che gli giungono da Berlino e i desideri del Governatore Frank che vorrebbe trasferimenti ordinati e cadenzati.
Il Ministero di Grazia e Giustizia del Reich ricopriva nei piani di Heydrich un ruolo cardine, occorreva che una serie di problemi giuridici venissero risolti sia all'interno del Reich che nelle zone occupate.
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Conferenza del Wannsee - Roland Freisler -foto d'epoca-
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Di qui l'invito ad un terzo partecipante: Roland Freisler. Freisler era reduce da un intenso lavoro in Polonia: aveva collaborato a creare i tribunali speciali e di guerra in territorio polacco ed era in gran parte suo il nuovo "diritto penale polacco" che dava legalità alle esecuzioni sommarie e alle persecuzioni di cittadini polacchi in corso sin dalla occupazione della Polonia.
L'inumanità del "diritto penale polacco" venne giustificata da Freisler che sostenne la "natura antisociale della civiltà polacca". Ad un popolo antisociale non si poteva che applicare un diritto barbarico. Freisler, fanatico nazista, sarà un uomo chiave durante tutto il regime e, grazie alla sua opera, il diritto tedesco si trasformerà sotto il nazismo in uno strumento di illegalità inumana.
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Conferenza del Wannsee - Otto Hoffmann -foto d'epoca-
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L'intero piano che Heydrich si apprestava ad illustrare ai suoi ospiti aveva un risvolto organizzativo di grande respiro. Una delle questioni più sentite era rappresentata dalla "colonizzazione" dei territori dell'Est. In altri termini si prospettava il problema di spostare grandi masse di tedeschi nei territori orientali "ripuliti" dagli ebrei e dai loro naturali abitanti.
L'esperto - all'interno del Partito Nazista era Otto Hoffmann. Quaranteseienne, ambizioso e imbevuto di teorie razziali, Hoffmann dal settembre 1940 è capo del RuSHA, l'Ufficio Centrale delle SS per la razza e la colonizzazione.
Secondo Hoffmann "l'Est appartiene alle SS" e in questo quadro non si accontenta di dirigere le operazioni da Berlino: è quasi sempre in Polonia e nei territori sovietici occupati per sovrintendere di persona alle operazioni di "pulizia" dell'Est. Pur non piacendo a Himmler è stato invitato a Wannsee: il ruolo che ricopre è strategico nello spostamento delle masse di uomini e donne che ripopoleranno i nuovi territori del Reich millenario. Sterminare milioni di uomini, donne e bambini non rappresentava un puro compito per "macellai".
Heydrich sa benissimo che il consenso e l'attiva partecipazione deve provenire da tutti i settori del Reich, compresa la Cancelleria del Partito Nazista. Quando si parla di Partito nel 1942 si parla del potente Martin Bormann.
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Conferenza del Wannsee - Gerhard Klopfer -foto d'epoca-
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Per questo tra le automobili parcheggiate davanti alla villa c'è anche quella di Gerhard Klopfer. Pur avendo soltanto trentasette anni Klopfer ha alle spalle una splendida carriera. Braccio destro di Bormann sovrintende alla Terza Sezione della Cancelleria che si occupa degli "affari speciali".
Il suo contributo è prezioso: pur non essendo apparentemente un nazista fanatico il suo ruolo e la sua posizione fanno di lui un elemento indispensabile nella "fabbrica della morte" che si sta progettando.
Per certi versi organizzare la "soluzione finale del problema ebraico" non è un compito demandabile soltanto ai fanatici o ai membri del Partito.
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Conferenza del Wannsee - Friedrich Kritzinger -foto d'epoca-
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Heydrich sa benissimo che la complessità dell'operazione richiede l'intervento di esperti in grado di padroneggiare tutti gli aspetti organizzativi del problema. Un esperto che sappia di economia, di finanza, di problemi del lavoro, di ferrovie e di poste. Un uomo ai massimi vertici della burocrazia statale che sia una mente brillante, capace di portare a sintesi i grandi problemi pratici. Quest'uomo è Friedrich Kritzinger, collaboratore principale di Hans-Heinrich Lammers - estensore delle Leggi di Norimberga.
Kritzinger conosce ogni intimo meccanismo del governo del Reich. Ha lavorato nella burocrazia statale sin dal 1921, prima per la Repubblica di Weimar e ora per il regime nazista. Non coglie la differenza tra un regime democratico ed una dittatura sanguinaria. Il suo ruolo è burocratico, la sua missione unica: servire al meglio lo Stato. Che poi sia uno Stato diretto da criminali questo, per Kritzinger, è secondario e - probabilmente - in quella mattina del 20 gennaio 1942 non si pone neppure il problema.
Un altro dei punti cardine del piano di Heydrich è il rapporto con i paesi alleati della Germania. Se il Reich si è posto lo scopo di sterminare gli ebrei europei ciò non significa che le altre nazioni amiche abbiano la stessa determinazione dei tedeschi. Ma soprattutto, ed è questo il punto più spinoso della questione, non è possibile lasciare che ciascun Paese uccida i suoi ebrei.
Già nei primi mesi dell'offensiva contro l'Unione Sovietica Heydrich ha ricevuto preoccupanti rapporti dai comandanti degli Einsatzgruppen. I Romeni pur mostrando un "genuino entusiasmo" verso il compito di annientamento degli ebrei operano senza alcun metodo scatenando giganteschi e disordinati pogrom.
La "soluzione finale del problema ebraico" richiede un metodo preciso al quale occorre che tutte le nazioni si adeguino. Questo vale anche per quelle nazioni amiche che sembrano essere invece molto "tiepide" verso la missione di liberare l'Europa dal "cancro giudaico".
Particolarmente l'Italia e l'Ungheria manifestano un atteggiamento che è senz'altro poco collaborativo. Moderare gli zelanti e pungolare gli indifferenti è compito del Ministero degli Esteri. Occorre che per via diplomatica si convincano i governi esteri a consegnare i "loro ebrei" alla Germania che si occuperà di loro secondo i piani ben definiti e strutturati che Heydrich ha in mente.
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Conferenza del Wannsee - Martin Luther -foto d'epoca-
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Per questo motivo tra gli invitati siede anche Martin Franz Julius Luther. Quest'uomo è capitato quasi per caso nel Ministero degli Esteri. Non ha alcuna esperienza diplomatica ma ha il vantaggio di essere grande amico del Ministro degli Esteri Ribbentrop.
Per diverso tempo si è occupato di rendere confortevoli i viaggi all'estero dei gerarchi nazisti e di arredare le sedi delle ambasciate. Il suo è un talento che sta assai di più alle relazioni pubbliche che alla politica.
Come tutti i mediocri anche Luther ha un altissimo concetto di sé e ambizioni proporzionali. Così - pur essendo circondato dal disprezzo di tutti i veri diplomatici del Ministero - nel maggio 1940 è stato nominato capo della "Sezione D" che si occupa del "problema ebraico".
Dal luglio 1941 è sottosegretario di stato e ha compreso bene che la "questione ebraica" può rappresentare per lui una splendida occasione per fare carriera.
L'obiettivo ultimo di Luther è diventare lui stesso Ministro degli Esteri e sostituire Ribbentrop. Per questo la sua presenza a Wannsee è centrale, non soltanto per Heydrich ma anche per lui stesso: una efficace opera di sensibilizzazione diplomatica all'estero non potrà che spianargli la carriera, specie con l'aiuto del potente Heydrich e del più potente Himmler.
Lo sterminio degli ebrei europei non poteva in ogni caso limitarsi alla Polonia, doveva godere della approvazione e del supporto incondizionato di tutte le amministrazioni civili insediate ad Oriente.
Se Hans Frank era fortemente preoccupato per l'affluenza di milioni di ebrei nel suo Governatorato Generale, altrettanto preoccupato era Alfred Rosenberg da poco nominato Ministro per i Territori Occupati dell'Est.
Il Ministero amministrava due grandi commissariati: l'Ostland (diretto dal Gauleiter Heinrich Lohse) e l'Ucraina (diretto dal Gauleiter Erich Koch). In quest'area già da quasi un anno diverse centinaia di migliaia di ebrei erano stati fucilati dalle Einsatzgruppen di Heydrich.
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Conferenza del Wannsee - Alfred Meyer -foto d'epoca-
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Rosenberg aveva - riguardo al problema ebraico - una impostazione economicista. Non vi era alcuna opposizione al principio dello sterminio degli ebrei da parte di Rosenberg, piuttosto vi era l'idea di sfruttare economicamente la forza lavoro ebraica - specie quella qualificata - in territori nei quali questa appariva sostanzialmente insostituibile.
Per questa diversità di vedute Heydrich considerava gli uomini di Rosenberg una specie di spina nel fianco. Occorreva convincerli definitivamente che nessuna considerazione economica avrebbe dovuto ritardare l'eliminazione degli ebrei. Per la delicatezza del problema Rosenberg aveva inviato a Wannsee il suo uomo migliore: Alfred Meyer.
Meyer aveva il compito di "trattare" l'invio e il concentramento degli ebrei all'Est in modo da assorbire nel modo più morbido possibile lo spostamento di così grandi masse di persone.
Il compito era particolarmente delicato perché ben si conosceva l'impazienza di Heydrich e - soprattutto - quella di Hitler stesso.
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Conferenza del Wannsee - Georg Leibbrandt -foto d'epoca-
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Che gli uomini di Rosenberg fossero particolarmente preoccupati lo dimostra il fatto che Meyer non arrivò solo dall'Ucraina. Insieme a lui giunse a Wannsee Georg Leibbrandt capo della Divisione Politica Generale, della Cultura e della Stampa per Ucraina, Ostland, Caucaso e Russia.
Leibbrandt - come Meyer - temeva che una aperta politica di sterminio su larga scala avrebbe impedito la pacificazione dei territori dell'Est. Per certi versi la sua visione del problema era ancora più articolata di quella del suo capo Rosenberg. Leibbrandt infatti era probabilmente l'uomo più esperto e dotato dello staff di Rosenberg.
Era nato da una famiglia tedesca in Russia, parlava il russo e l'ucraino e comprendeva meglio di Heydrich la situazione dell'Est. Si era mostrato scettico in merito ai grandi piani di colonizzazione ad Oriente ritenendoli poco realistici e quantomeno inopportuni prima della fine della guerra. Insieme a Meyer, Leibbrandt aveva partecipato ad un colloquio con Heydrich il 4 ottobre 1941 e, in quell'occasione, tutte le divergenze tra i due uomini erano emerse con chiarezza.
Heydrich volle coinvolgerlo nella riunione del Wannsee probabilmente per far capire con chiarezza a Rosenberg che non vi erano alternative più morbide o diluite nel tempo per l'eliminazione degli ebrei all'Est.
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Conferenza del Wannsee - Erich Neumann -foto d'epoca-
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Nella sua convocazione Heydrich aveva citato l'autorità di Göring. Alla lettera di invito era stato infatti allegato l'ordine di Göring per la definizione di un piano per la "soluzione del problema ebraico".
Questa investitura non poteva non prevedere a Wannsee la presenza di uno degli uomini di Göring.
Occorre ricordare che - oltre ad essere Maresciallo del Reich e successore designato di Hitler - Göring era stato nominato capo del cosiddetto Piano Quadriennale che di fatto era il centro organizzativo dell'economia di guerra.
Göring si servì di questa carica per accumulare con le sue industrie una ricchezza senza precedenti.
Come Rosenberg anche Göring avrebbe preferito sfruttare a lungo la manodopera ebraica schiava. L'eliminazione fisica immediata di tutti gli ebrei gli appariva come uno spreco economico senza precedenti.
Ovviamente da parte di Göring non vi era alcuna opposizione etica al massacro ma soltanto calcoli economici. Perciò Göring inviò a Wannsee il suo uomo migliore: Erich Neumann.
A quell'epoca Neumann dirigeva il settore Divise all'interno degli uffici del Piano Quadriennale, in altri termini era a capo del più impegnativo e lucroso settore di Göring.
Neumann era poi esperto di problemi industriali e intratteneva forti legami con gli imprenditori tedeschi tutti interessati ad avere manodopera ebraica a buon mercato. Neumann così rappresentava nel modo più autorevole il punto di vista di Göring e dell'industria, Heydrich ne doveva tenere conto.
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Conferenza del Wannsee - Heinrich Müller -foto d'epoca-
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La delegazione più nutrita alla riunione era rappresentata dai collaboratori dello stesso Heydrich.
I motivi sono facilmente intuibili. Heydrich intendeva presentare ufficialmente i suoi punti di riferimento centrali nel futuro processo di sterminio organizzato. I veri esecutori direttivi del grande massacro dovevano sia spiegare, sia mostrare quanto fosse importante il problema.
A questi uomini veniva delegato il compito di rapportarsi con i diversi ministeri interessati per la soluzione di ogni problema. Era dunque naturale che tra gli uomini in divisa nera vi fosse Heinrich Müller.
Müller era lo strumento operativo di Heydrich. Ciò che è più curioso è che quest'uomo, che è da considerarsi uno dei più feroci assassini del Terzo Reich - non era per nulla un nazista fanatico. Si trattava di un poliziotto che aveva ricoperto un ruolo importante nella polizia politica bavarese sotto la Repubblica di Weimar. Caduta la democrazia - grazie alla sua profonda esperienza - Müller venne impiegato dai suoi nuovi padroni che non deluse.
Müller era un burocrate ed un organizzatore nato nell'Ufficio Centrale per la Sicurezza del Reich (RSHA) venne nominato capo della Sezione IV capo cioè della Gestapo e vice di Heydrich. Ogni azione criminale compiuta dal regime nazista ebbe dietro le quinte Heinrich Müller.
In quel 20 gennaio 1942 - insieme ad Heydrich - era l'uomo che meglio conosceva ciò che si stava preparando e ciò che era accaduto. Come responsabile per la redazione e diffusione delle note informative degli Einsatzgruppen sapeva che quasi un milione di ebrei orientali era già stato liquidato fisicamente. Dal 1939 al 1945 Müller organizzò in ogni nazione europea caduta nelle mani dei nazisti l'apparato repressivo e di sterminio.
A Wannsee - come era sua abitudine - rimase in silenzio, il suo lavoro era già iniziato da mesi.
La Gestapo - o meglio l'Ufficio IV dell'RSHA - era organizzata in sottosettori, ciascuno con un responsabile e una sfera di interesse ben precisa.
Per quanto riguarda l'eliminazione fisica degli ebrei l'ufficio competente era denominato IV-B-4. Questo ufficio aveva il compito di coordinare tutti gli aspetti tecnici relativi al trasporto degli ebrei dai luoghi di residenza ai ghetti e ai campi di concentramento e sterminio.
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Conferenza del Wannsee - Adolf Eichmann -foto d'epoca-
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Dapprima l'ufficio era denominato "Ufficio per l'emigrazione e l'evacuazione ebraica" poi, dal marzo 1942 "Ufficio per le questioni ebraiche ed evacuazione".
Non si parlava ovviamente più di far emigrare gli ebrei nel 1942 ma di risolvere la questione ebraica. Il responsabile di questo ufficio era Adolf Eichmann che a Wannsee avrà il compito di illustrare il piano generale e dopo Wannsee di organizzare ogni aspetto delle deportazioni.
Eichmann personalmente non uccise nessuno - come tutti i partecipanti alla conferenza - ma come burocrate riuscì a spostare milioni di uomini dalle loro case sino alle camere a gas. Il suo compito si esauriva con l'arrivo dei trasporti nei campi o nei ghetti ma sapeva perfettamente ciò che sarebbe accaduto poi.
Fu Eichmann che per anni si procurò i carri bestiame per gli ebrei, fece coincidere gli orari dei treni della morte in tutta Europa. Nell'ultima fase della guerra aggiunse alla sua lunga lista di crimini il trasporto di quasi 700.000 ebrei ungheresi prima che le truppe sovietiche liberassero l'Ungheria.
La sua presenza a Wannsee è quella dell'esperto che illustra tempi, modi e quantità del più grande massacro organizzato della storia umana.
Nessuno degli uomini che ora sedevano intorno al tavolo della riunione aveva la percezione esatta di ciò che significhi all'atto pratico uccidere fisicamente e in massa uomini, donne, bambini. I partecipanti - compresi Müller e Eichmann - sanno cosa e come si deve massacrare ma non hanno una esperienza diretta dell'orrore.
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In quel 20 gennaio 1942 le prove generali dello sterminio sistematico erano già state avviate da più di 6 mesi dagli Einsatzgruppen che alle spalle dell'esercito tedesco avevano dato vita ad immani fucilazioni di massa.
Seppure il compito stesse procedendo speditamente e con il successo sperato la tecnica non aveva soddisfatto Himmler ed Heydrich. Il massacro attraverso fucilazioni era una pratica complicata, troppo evidente alle popolazioni, antieconomica e lesiva del benessere degli stessi esecutori.
Per quanto addestrate fossero le SS, per quanto fossero fanatiche l'omicidio di massa aveva dato luogo a preoccupanti e non rari episodi di esaurimento nervoso. Il metodo delle fucilazioni doveva essere sostituito con una organizzazione del massacro più ordinata, più efficace, più economicamente vantaggiosa. In più era impensabile sterminare gli ebrei dell'Europa occidentale come era stato fatto all'Est. Il massacro doveva rimanere segreto.
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Conferenza del Wannsee - Rudolf Lange -foto d'epoca-
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Ma un uomo che avesse esperienza delle tecniche di assassinio diretto doveva essere presente a Wannsee, ed Heydrich volle che fosse uno dei più efficienti: il capo dell'Einsatzkommando 2 Rudolf Lange.
Lange era stato nominato il 3 dicembre 1941 comandante della Polizia di Sicurezza e dell'SD per la Lettonia. Si era messo immediatamente all'opera massacrando gli ebrei di Riga e gli ebrei tedeschi che vi venivano deportati dalle città tedesche. La distruzione pressoché totale delle comunità ebraiche è uno dei crimini di Lange - quello più spaventoso. Con le decisioni di Wannsee il trentaduenne protagonista dell'orrore faceva un ulteriore salto di qualità.
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Conferenza del Wannsee - Wilhelm Stuckart -foto d'epoca-
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Uno dei problemi principali che Heydrich doveva affrontare era l'atteggiamento "legalitario" di alcune aree della burocrazia statale. Nonostante il nazismo avesse infranto ogni scrupolo per il rispetto delle norme la mentalità burocratica prussiana resisteva ancora.
Si tratta di un curioso fenomeno di "bisogno di formalità legale" in un mondo di illegalità. Un bisogno che si manifestava nella necessità di seguire dei percorsi formali che - almeno in teoria - garantissero un rispetto generale per il corpus legislativo.
La roccaforte di questa resistenza era il Ministero degli Interni. Per questo a Wannsee era stato invitato anche Wilhelm Stuckart segretario di Stato e stretto collaboratore del Ministro degli Interni.
Stuckart era fortemente preoccupato che nel processo di "soluzione finale" venissero infrante le Leggi di Norimberga che avevano con grande fatica definito gli ebrei operando una distinzione tra gli ebrei puri ed i mezzi ebrei.
Per le SS e gli organi del Partito Nazista le Leggi di Norimberga rappresentavano un ostacolo alla eliminazione degli ebrei dall'Europa, una specie di residuo di scrupoli che andava superato.
Per Stuckart e il Ministero degli Interni le Leggi di Norimberga avevano un valore assoluto applicabile non soltanto agli ebrei tedeschi ma agli ebrei in generale. I sottili distinguo giuridici non erano una espressione di umanità ma soltanto la burocratizzazione di un formalismo distorto.
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Era dunque a questi uomini che salivano gli scalini della villa del Wannsee che Heydrich si preparava ad illustrare le decisioni sull'attuazione della "soluzione finale del problema ebraico a livello europeo".
L'incontro non era destinato a risolvere problemi pratici ma a vincere delle resistenze organizzative che si prospettavano - per motivi differenti - in grado di rallentare la macchina dello sterminio.
L'ultimo uomo del gruppo è Reinhard Heydrich, a lui come ospite tocca la parola.
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