La situazione Polonia nel 1945
La resistenza contro i nazisti a Varsavia, compreso la rivolta ebraica nel ghetto di Varsavia
e la Rivolta dei gruppi partigiani di Varsavia, è stata soppressa brutalmente. Mentre i tedeschi si sono
ritirati nel mese di gennaio del 1945, hanno raso al suolo Varsavia. Durante la guerra, circa 6 milioni di
cittadini polacchi sono stati uccisi e 2.5 milioni deportati in Germania per il lavoro forzato.
Circa 2 milioni deportati in Unione Sovietica, molti di loro in campi di concentramento e i campi di lavoro forzato
(Gulag). Sono circa 3 milioni gli ebrei
morti nei ghetti e nei campi di lavoro per fame, malattie e condizioni di vita molto dure o
poerchè sono stati uccisi nei campi di sterminio
di Oswiecim (Auschwitz Ii), Treblinka, Majdanek, Belzec, Sobibór, Chelmno. Questa infatti è la lunga lista dei
luoghi della morte creati dai nazisti in Polonia.
Il destino della Polonia nel dopoguerra è stata
decisa dall'Unione Sovietica e dagli Alleati occidentali scavalcando il governo polacco in esilio
a Londra. Il governo sovietico ha insistito nel rivendicare i
territori conquistati dopo il patto di Nazi-Sovietico (ora l'Ucraina occidentale e Belarus occidentale),
mentre alla Polonia sono andati i territori conquistati dai nazisti e dai quali i tedeschi restanti dovevano
essere rimossi.
A seguito del congresso di Yalta nel mese di febbraio del 1945 è stato formato, nel mese di giugno del 1945
un governo provvisorio polacco
di unità nazionale; gli STATI UNITI lo hanno riconosciuto
il mese successivo. Anche se l'accordo di Yalta ha richiesto le elezioni libere, quelle tenute nel gennaio
del 1947 sono state controllate dal partito comunista. I comunisti allora hanno instaurato un regime interamente
sotto la loro guida. Dopo il ventesimo congresso sovietico del partito
a Mosca nel mese di ottobre del 1956, mentre venivano mantenuti gli obiettivi economici e sociali comunisti più tradizionali,
la prima segretaria di Wladyslaw Gomulka tentava di liberalizzazione la vita interna della Polonia.