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Dopo "Il Vangelo secondo Matteo".
Anche dopo la presentazione del
Vangelo secondo
Matteo "l'atteggiamento nei suoi confronti della
sinistra", dice Naldini nel suo già
citato Pasolini, una vita, "alla
quale egli non ha mai smesso di appartenenere ideologicamente e di
condividerne le lotte con passione", non finiva di tormentarlo.
Rivolgendosi a Mario Alicata, un
dirigente del Pci, Pasolini polemicamente così si esprime:
"[…] ti ricordo la frase 'Dite sì se
è sì, no se è no: tutto il resto viene dal Maligno'. Devi dirmi con coraggio
se tu e la tua cerchia, a me, dite sì o no. Non perché questo possa contare
sulla mia reale e profonda ideologia e fede comunista, ma perché possa
aiutarmi nella mia chiarezza e nei miei atteggiamenti pratici. […] Ora,
capisco che l'ambiguità dell'Unità e del Paese Sera, se è dettata da ragioni
pratiche di condotta, è dettata anche da più profondi motivi magari in parte
inconsci, per esempio una inconscia avversione moralistica e
piccolo-borghese nei miei riguardi".
E, ancora dopo il Vangelo,
Pasolini scrive ai lettori di "Vie Nuove":
"I marxisti fragili temono di
'essere distrutti' da un dialogo con la Chiesa, e si attaccano alle vecchie
posizioni come rassicuranti. Altri marxisti, invece, non provano scandalo,
rispetto alle proprie convinzioni, non si disorientano, non provano il
capogiro, davanti all'idea di una chiesa che divida le proprie
responsabilità da quelle dei fascisti e anche con la classe nemica dei 'poveri'".
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