Biografia di Pier Paolo Pasolini
I primi anni
trascorsi a Roma furono difficili per Pier Paolo Pasolini, si ritrovò in povertà
e solitudine, una situazione drammatica che racconterà lui stesso:
"Nei primi mesi del '50
ero a Roma, con mia madre: mio padre sarebbe venuto anche lui, quasi due anni
dopo, e da Piazza Costaguti saremmo andati a abitare a Ponte Mammolo; già nel
'50 avevo cominciato a scrivere le prime pagine di Ragazzi di vita. Ero
disoccupato, ridotto in condizioni di vera disperazione: avrei potuto anche
morirne. Poi con l'aiuto del poeta in dialetto abruzzese Vittori Clemente trovai
un posto di insegnante in una scuola privata di Ciampino, a venticinque mila
lire al mese". ( "Profilo autobiografico" in Ritratti su misura di scrittori
italiani, a cura di E.F. Accrocca, Venezia 1960. )
Per superare le
difficoltà economiche cercò lavoro nel campo del cinema, ottenendo la parte di
generico a Cinecittà, correggendo bozze e vendendo i suoi libri nelle bancarelle
rionali.
Con l'aiuto del poeta abruzzese Vittori Clemente trovò
lavoro come insegnante in una scuola di Ciampino.
L'impatto con la realtà delle borgate romane portò Pasolini a mitizzare la vita
rurale delle campagne friulane.
Roma divenne per Pasolini il centro della storia, il mito del sottoproletariato
urbano lo spunto per una crescita lenta e dolorosa.
Pasolini preparò
le antologie sulla poesia dialettale; collaborò a "Paragone", una rivista
di Anna Banti e Roberto Longhi. Proprio su "Paragone" pubblicò la prima versione
del primo capitolo di Ragazzi di vita.
Angioletti lo chiamò a
far parte della sezione letteraria del giornale radio, accanto a Carlo Emilio
Gadda, Leone Piccioni e Giulio Cartaneo.
Superò così gli anni difficili della sua vita romana.
Nel 1954
Pasolini abbandonò l'insegnamento e si stabilì a Monteverde Vecchio,un quartiere
piccolo-borghese di Roma.
Pubblicò il suo primo importante volume di poesie dialettali: La meglio
gioventù.
Nel 1955
venne pubblicato da Garzanti il romanzo Ragazzi di vita, che ebbe
un vasto successo, sia di critica che di lettori. Il giudizio della cultura
ufficiale del Pci fu in gran parte negativo. Il libro venne definito intriso di
"gusto morboso, dello sporco, dell'abietto, dello scomposto, del torbido".
La Presidenza del Consiglio,
tramite il ministro degli Interni Tambroni, promosse un'azione giudiziaria
contro Pasolini e Livio Garzanti.
Il processo li vide assolti in quanto "il fatto non costituisce reato".
Il libro, che era stato ritirato dalle librerie per un anno, venne
dissequestrato.
Pasolini divenne uno dei bersagli preferiti dai giornali di cronaca nera: venne
accusato di reati al limite del grottesco: favoreggiamento per rissa e furto;
rapina a mano armata ai danni di un bar limitrofo a un distributore di benzina a
San Felice Circeo.
Nel 1957 Pasolini,
insieme a Sergio Citti, collaborò al film di Fellini, Le notti di Cabiria,
stendendone i dialoghi nella parlata romanesca.
Firmò le sceneggiature insieme a Bolognini, Rosi, Vancini e Lizzani, col quale
esordì come attore nel film Il gobbo del 1960.
In quegli anni Pasolini
collaborò alla rivista "Officina" accanto a Leonetti, Roversi, Fortini, Romanò,
Scalia.
Nel 1957 pubblicò le raccolte di poesie Le ceneri di Gramsci
da Garzanti e l'anno successivo, il 1958, da Longanesi,
L'usignolo della Chiesa cattolica.
Nel 1960 Garzanti pubblicò la raccolta di saggi “Passione e
ideologia", e nel 1961 un altro volume di versi La
religione del mio tempo.
Nel 1961 Pasolini
realizzò il suo primo film da regista e soggettista, Accattone.
Il film venne vietato ai minori di diciotto anni e suscitò non poche polemiche
alla XXII Mostra del cinema di Venezia.
Del 1962 è Mamma Roma.
Nel 1963 l'episodio La ricotta diretto da Pasolini e
inserito nel film RoGoPaG, venne sequestrato e Pasolini fu
imputato per reato di vilipendio alla religione dello Stato.
Nel 1964 diresse l Vangelo secondo Matteo; nel 1965
Uccellacci e Uccellini; nel 1967 Edipo re;
nel 1968 Teorema; nel 1969 Porcile;
nel 1970 Medea; tra il 1970 e il 1974 la
trilogia della vita, ovvero Decameron, I racconti di
Canterbury e Il fiore delle mille e una notte; il suo
ultimo film fu Salò o le 120 giornate di Sodoma del 1975.
Il cinema lo portò
a intraprendere numerosi viaggi all'estero: nel 1961, con Elsa Morante e
Moravia, andò in India; nel 1962 in Sudan e Kenia; nel 1963 in
Ghana, Nigeria, Guinea, Israele e Giordania, dove girerà un importante
documentario dal titolo Sopralluoghi in Palestina.
Nel 1966,
in occasione della presentazione di Accattone e Mamma Roma
al festival di New York, compì il suo primo viaggio negli Stati Uniti; rimase
molto colpito da quel paese e soprattutto da New York.
Confessò a Oriana Fallaci:
"Non mi era mai successo di innamorarmi così di un paese. Fuorché in Africa,
forse. Ma in Africa vorrei andare e restare, per non ammazzarmi. Sì, l'Africa è
come una droga che prendi per non ammazzarti. New York invece è una guerra che
affronti per ammazzarti".
(Oriana Fallaci, Lettera a Pier
Paolo Pasolini, in "Europeo", 14 novembre 1975)
Nel 1968 Pasolini andò di
nuovo in India per girare un documentario.
Nel 1970 tornò in Africa: in Uganda e Tanzania realizzò il documentario
Appunti per un'Orestiade africana.
Nel 1972, presso Garzanti,
pubblicò i suoi interventi critici, soprattutto di critica cinematografica, nel
volume Empirismo eretico.
Negli anni della contestazione studentesca Pasolini assunse una posizione
originale rispetto al resto della cultura di sinistra.
Seppure accettando e appoggiando le motivazioni ideologiche degli studenti,
ritenne che questi fossero antropologicamente dei borghesi, e in quanto tali
destinati a fallire nel loro tentativo rivoluzionario.
Nel 1968 Pasolini ritirò dalla competizione del Premio Strega il
suo romanzo Teorema e accettò di partecipare alla XXIX Mostra
del cinema di Venezia solo dopo che, come gli fu garantito, non ci sarebbero
state votazioni e premiazioni.
Infatti Pasolini fu tra i maggiori sostenitori dell'Associazione Autori
Cinematografici che si batté per ottenere l'autogestione della mostra.
Il 4 settembre il film Teorema venne proiettato per la critica in
un clima arroventato.
Pasolini intervenne alla proiezione del film per ribadire che il film era
presente alla Mostra solo per volontà del produttore, ma in quanto autore pregò
i critici di abbandonare la sala.
Ciò non avvenne.
Il regista si rifiutò allora di partecipare alla tradizionale conferenza stampa,
e invitò i giornalisti nel giardino di un albergo per parlare non del film, ma
della situazione della Biennale.
Nel 1972
Pasolini decidette di collaborare con i giovani di Lotta Continua, ed
insieme ad alcuni di loro, tra cui Bonfanti e Fofi, firmò il documentario
12 dicembre, sulla strage di piazza Fontana a Milano.
Nel 1973 cominciò la sua collaborazione al "Corriere della Sera", con
interventi critici sui problemi del paese.
Nel 1970 Pasolini acquistò
quel che resta di un castello medievale nei pressi di Viterbo.
Lo ristrutturò e qui cominciò la stesura della sua opera che restò incompiuta,
Petrolio.
Nel 1975, presso Garzanti,
pubblicò la raccolta di interventi critici, Scritti corsari, e
ripropose le poesia friulana con il titolo di La nuova gioventù.
La mattina del
2 Novembre 1975, sul litorale romano di Ostia, in un campo incolto in via
dell'idroscalo, una donna, Maria Teresa Lollobrigida, scoprì il cadavere di un
uomo.
Fu Ninetto Davoli a riconoscere il corpo di Pier Paolo Pasolini.
"Quando il suo
corpo venne ritrovato, Pasolini giaceva disteso bocconi, un braccio sanguinante
scostato e l'altro nascosto dal corpo.
..
I capelli impastati di sangue gli
ricadevano sulla fronte, escoriata e lacerata. La faccia deformata dal gonfiore
era nera di lividi, di ferite. Nerolivide e rosse di sangue anche le braccia, le
mani. Le dita della mano sinistra fratturate e tagliate. La mascella sinistra
fratturata. Il naso appiattito deviato verso destra. Le orecchie tagliate a
metà, e quella sinistra divelta, strappata via. Ferite sulle spalle, sul torace,
sui lombi, con il segni dei pneumatici della sua macchina sotto cui era stato
schiacciato. Un'orribile lacerazione tra il collo e la nuca. Dieci costole
fratturate, fratturato lo sterno. Il fegato lacerato in due punti. Il cuore
scoppiato".
(Dalla "Perizia compiuta sul cadavere di Pasolini", "Corriere della Sera" del 2
novembre 1977.)
Nella notte i
carabinieri fermarono un giovane, Giuseppe Pelosi, detto "Pino la rana" alla
guida di una Giulietta 2000 che risulterà di proprietà di Pasolini.
Il ragazzo, interrogato dai carabinieri, e di fronte all'evidenza dei fatti,
confessò l'omicidio.
Raccontò di aver incontrato Pasolini presso la Stazione Termini, e dopo una cena
in un ristorante, di aver raggiunto il luogo del ritrovamento del cadavere; lì,
secondo la versione di Pelosi, Pasolini avrebbe tentato un approccio sessuale e
vistosi respinto avrebbe reagito violentemente; questo avrebbe scatenato la
reazione del ragazzo.
Il processo portò alla luce retroscena inquietanti.
Si ipotizzò da diverse parti il concorso di altri nell'omicidio.
Non si ebbe mai chiarezza su questo punto.
Pino Pelosi venne condannato, unico colpevole, per
la morte di Pasolini.
Pasolini è sepolto a Casarsa, nel
suo mai dimenticato Friuli.
<<Back
-1-2-3-