Varsavia Varsavia è la capitale della Polonia. Conta oltre 1,6 milioni di abitanti. Si trova al centro di una fertile pianura, attraversata dal fiume Vistola, il principale del paese. Dal XVII secolo Varsavia costituisce il cuore economico e culturale della Polonia; in essa si concentrano tutte le funzioni, da quelle di governo ai più moderni complessi industriali. Nella seconda guerra mondiale fu una città-martire. È rimasto nella storia il tristemente noto ghetto costruito nella città e nel quale furono rinchiusi gli abitanti di religione ebraica. Nel 1944 in occasione della rivolta di Varsavia oltre l'85% del centro storico fu distrutto dalle truppe naziste. Dopo la guerra il centro storico fu ricostruto fedelmente e ora fa parte dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. In questa città fu firmato il trattato di alleanza noto come Patto di Varsavia. Ghetto di Varsavia Il ghetto di Varsavia fu istituito dal regime nazista nel 1940 nella città vecchia di Varsavia, fu il più grande ghetto europeo. L’intera zona, oggi tristemente nota come l’antico "ghetto ebraico" di Varsavia, prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale era abitato, in prevalenza, dagli stessi ebrei, i quali costituivano la più grande comunità ebraica dopo quella di New York. Il quartiere, detto Nalewki, era pieno di condomini e privo di spazi verdi, si parlavano l’yiddish, l’ebraico e il russo (dagli ebrei che erano fuggiti dalla Russia) e gli abitanti avevano la libertà di spostarsi e stabilirsi anche negli altri quartieri della città. Con l’inizio della seconda guerra mondiale, i nazisti trasformarono l’intera zona in ghetto erigendo il 16 novembre 1940 un muro che la circondava completamente e iniziando un processo di distruzione e devastazione che culminò nel 1943, quando il 19 aprile l’Organizzazione di Lotta Ebraica si rivoltò alla presenza tedesca con lo scopo di sfidare i nazisti e morire con dignità ed onore; il ghetto fu raso completamente al suolo. Già precedentemente erano state uccise centinaia di migliaia di persone: all’inizio, il ghetto ospitava 450.000 ebrei, i quali abitavano anche in dieci dentro ad una stanza. Ufficialmente, esisteva un’amministrazione, il Consiglio Ebraico (Judenrat), ma si trattava solo di una copertura per eseguire ordini nazisti: sterminare gli abitanti del ghetto, creando condizioni drammatiche e adottando la strategia della paura e del terrore. Introdussero il lavoro schiavistico nelle fabbriche ebraiche, dopo essersene impadroniti e nell'estate del 1942 cominciò l'evacuazione del ghetto e il trasporto degli abitanti verso i campi di sterminio (principalmente Treblinka) dove trovarono la morte oltre 300.000 persone nelle camere a gas. Dopo la fine della guerra, la zona fu completamente ricostruita con complessi residenziali ma vi sono stati cotruiti numerosi monumenti in memoria degli orrori. La "Via della Memoria" (Trakt Meczenstwa i Walki Zydów), all’interno dell’antico ghetto, ricorda oggi le atrocità commesse in quegli anni. Si parte dal Monumento agli Eroi del Ghetto (Pomnik Bohaterów Getta), eretto nel 1948 dallo scultore Natan Rapaport e dall’architetto Marek Suzin. Il monumento rappresenta uomini, donne e bambini che lottano tra le fiamme che lentamente divorano il ghetto e una processione di ebrei condotti ai campi di concentramento dalle baionette naziste. Il percorso della Via della Memoria è segnato da 16 blocchi di granito, con iscrizioni in polacco, yiddish ed ebraico, che commemorano i 450.000 ebrei uccisi nel ghetto e gli eroi della rivolta. Poco lontano si trova anche il "Monumento al Bunker" (Pomnik Bunkra), un grosso masso posto su una collinetta che ricorda la posizione del bunker dal quale Mordechai Anielewicz dette inizio alla rivolta. Alla fine, fece esplodere il bunker e si suicidò. La Via della Memoria termina al "Monumento dell'Umschlagplatz" (Pomnik Umschlagplatz), finito nel 1988, nello stesso punto in cui circa 300.000 ebrei vennero caricati su vagoni bestiame e spediti nei campi di concentramento. La forma, infatti, ricorda proprio quella di un vagone del treno; è in blocchi di marmo nero e bianco e sulla sua superficie sono incisi i nomi di centinaia di abitanti del ghetto.