Wladek non morì. Evidentemente le pastiglie non furono letali. Si svegliò alle sette in preda alla nausea. “La prima sensazione che provai fu di delusione per non essere sfuggito alla morte, am di gioia per essere ancora vivo. Una brama illimitata e animalesca di vivere a qualsiasi prezzo.”
Sulle scale c’era meno fumo della sera prima, la sete era fortissima in Szpilman. Ma nell’edificio non c’era acqua. L’intero quartiere era ridotto ad un cumulo di macerie fumanti. Decise di uscire nel cortile e di avventurarsi alla ricerca di residui di cibo e di acqua. Ormai incurante dei pericoli sgattaiolava barcollando fuori dall’edificio alla ricerca di qualsiasi cosa. Esplorò persino l’interno dell’ospedale tedesco ormai adibito a deposito della Wehrmacht. L’edificio era pieno di oggetti ma di cibo nemmeno l’ombra. Decise di sostare nei locali di quella costruzione.
I giorni passarono, la ricerca di cibo era costante.
Arrivò l’inverno e con esso la neve e il freddo. Szpilman ormai viveva tra le macerie degli edifici. Riuscì a rinvenire mezzo litro di alcol durante una sua incursione ma decise di conservarlo fino alla fine della guerra. La paura di essere scoperto aumentava giorno dopo giorno. Scoperto ora ed ucciso sarebbe voluto dire aver resistito e sofferto tanto per niente. Wladislaw voleva vedere la fine.
Il 15 novembre cadde la prima neve. Il freddo era insopportabile, Wladek, si riparava da esso con un mucchio di stracci. Era riuscito a sistemare il letto in un angolo di una soffitta con il tetto ancora intatto. Li si riparava anche se al mattino ritrovava le coperte rivestite da un manto di neve bianca.
“Me ne stavo lì in piedi a guardare con aria mesta […] quando udii dei passi. Mi apprestai a salire rapidamente in solaio ancora una volta, ma ormai era troppo tardi.” Un soldato tedesco in uniforme era davanti a Szpilman, col fucile spianato. In uno stentato polacco gli chiese che ci facesse tra quelle rovine e Wladek terrorizzato gli rispose che arrivava da fuori città ed era venuto solo per riprendere delle cose. “Considerato il mio aspetto, quella era una spiegazione assolutamente ridicola. Il tedesco mi puntò addosso il fucile e mi ordinò di seguirlo.” Szpilman vide la fine vicina, quando cercò di convincerlo a lasciarlo andare in cambio del mezzo litro d’alcol ritrovato tra le macerie. Ottenne salva la vita grazie al baratto dell’alcol.
Come il tedesco se ne andò Wladislaw corse di nuovo in soffitta chiudendo la botola. Ma di li a poco arrivò nuovamente il tedesco con altri suoi compagni per catturare il fuggiasco.
Non lo trovarono. Si nascose sulla lamiera del pezzo di tetto ancora intatto. Quell’incontro ravvicinato coi tedeschi l’aveva scosso profondamente, così prese una decisione: “[…] da allora in poi di giorno sarei rimasto disteso sul tetto, solo al calare della notte sarei sceso in solaio.”