Wladislaw riuscì a trovare lavoro all’interno del ghetto come pianista. Era molto noto, apprezzato e amato per la sua musica e per il modo di interpretare Chopin. Suonava nei caffè più prestigiosi del ghetto. I caffè frequentati dalla ricca borghesia e dall’intellighenzia. All’interno di questi caffè le persone qualsiasi non potevano entrare. All’ingresso stavano infatti gli adetti della polizia ebraica che con i loro manganelli tenevano alla larga gli indesiderati. All’interno di questi bar, con arredi suntuosi, si poteva ascoltare buona musica da camera, si potevano assaggiare ottimi dolci o bere bevande raffinate, ma soprattutto gli uomini della borghesia ricca intrattenevano i loro affari. Spesso a loro poco importava della musica di Szpilman. Anzi alcune volte era per loro un fastidio. Wladislaw ci racconta che spesso veniva invitato a sospendere la sua musica per un po’ per permettere a coloro che facevano affari all’interno della sala di poter saggiare la bontà del denaro. Infatti chi mercanteggiava dove star bene attento a non essere truffato con soldi falsi e per far ciò doveva ascoltare attentamente le note che le monete producevano nella caduta sui tavolini in marmo. Per questo le note di Szpilman dovevano arrestarsi, spesso erano più importanti le note del denaro.
All’interno del ghetto di Varsavia, come in ogni ghetto, la polizia ebraica mirava ad essere a stretto contatto con gli ufficiali della Gestapo, a rendersi loro utili, a sfilare al loro fianco in parata per le strade, a ostentare la buona conoscenza della lingua tedesca e a rivaleggiare con i loro padroni in crudeltà nei confronti della popolazione ebraica. “Nel corso della caccia all’uomo che si svolse nel mese di maggio circondarono le strade con la professionalità di vere e proprie SS, di fautori della purezza della razza. Si aggiravano nelle loro eleganti divise, urlando con voci tonanti e brutali, simili a quelle dei tedeschi, e picchiavano la gente con i manganelli di gomma.” Fu durante quella retata che Henryk venne catturato per poi essere spedito direttamente nel campo di sterminio di Treblinka. Wladilaw avvertito dalla madre corse subito nell’ufficio del posto dove fu portato il fratello e riuscì a strappargli la promessa di riaverlo a casa la sera stessa. Ciò avvenne anche se la cosa irritò molto Henryk che disprezzava a tal punto i tedeschi e i loro collaboratori, schiavi, ebrei che non tollerava nessun tipo di richiesta o preghiera a questi.
Retate, fenomeni di paura, fucilazioni e punizioni esemplari all’interno del ghetto erano un fatto di quotidiana routine. Ogni giorno venivano fatte circolare voci angosciose di deportazione in massa, di retate e di ulteriori restringimenti al ghetto. Ogni giorno giravano queste voci ed ogni giorno venivano smentite con manifesti affissi dai tedeschi. Anche questo contribuiva a tener alta la pressione, a tener alta la paura e l’angoscia nel ghetto. Ogni momento poteva essere l’ultimo, ogni istante poteva essere l’ultimo istante passato tra la gente che si amava.