Varsavia
Il Ghetto di Varsavia: La battaglia: 25 e 26 aprile 1943

L'esito immediato dopo la cattura era per molti l'esecuzione sul posto.
-foto originale-

La battaglia del 25 e del 26 aprile 1943

Il 25 aprile 1943 era la domenica di Pasqua cristiana. Nel Ghetto in fiamme per tutta la mattina regnò una calma irreale.
Stroop consentì alle truppe di festeggiare la Pasqua per tutta la mattina. Verso le 13 il "lavoro" ricominciò.
Questa volta gli ordini erano precisi. Si cambiò tattica, vennero organizzati sette grandi gruppi di ricerca, ciascuno composto da settanta SS ed un ufficiale. Ogni edificio doveva essere nuovamente rastrellato, i bunker scoperti dovevano essere distrutti e gli ebrei catturati. Se si fosse manifestata resistenza o i bunker non fossero stati trovati occorreva ritirarsi e far saltare in aria il palazzo.
I sette gruppi eseguirono gli ordini appiccando nuovi incendi, facendo esplodere ciò che ancora rimaneva dei palazzi con metodicità.
Ma pure in questo mare di fiamme la ZOB si difese e lo stesso Stroop scrive che si era incontrata resistenza armata. Le ultime note del bollettino quotidiano del generale nazista sono agghiaccianti: "Mentre la notte precedente si rimaneva abbagliati dalle fiamme che devastavano il Ghetto, questa notte si vede un unico mare di fiamme".
La contabilità del massacro segnava altri 1.960 ebrei catturati vivi e di questi 274 vennero fucilati immediatamente. Stroop racconta che sperava di poter disporre il giorno successivo di un treno per trasportare i prigionieri a "T II" che nel gergo dello sterminio significava Treblinka, il campo della morte.


Un geniere tedesco di fronte alle case in fiamme
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Il 26 aprile era il giorno destinato da Stroop alla definitiva liquidazione del Ghetto. Invece tutti gruppi di commandos nazisti vennero attaccati. Secondo Stroop oramai si è giunti a contatto con i bunker che ospitano i combattenti. Ma la lotta diviene durissima.
Gli uomini della ZOB per ammissione dello stesso generale riescono a muoversi in un dedalo di gallerie e a spostarsi da bunker a bunker. I non combattenti cominciano a rifiutarsi di uscire dai bunker anche quando questi sono stati scoperti preferendo il suicidio. I pochi prigionieri che ne escono volontariamente sono impazziti.
Nessun treno è disponibile per trasportare gli ebrei catturati a Treblinka così i 1.330 ebrei catturati vengono tutti fucilati mentre altri 362 muoiono combattendo.
Alle 21 e 45 Stroop ordina di cessare le operazioni. Non si riesce a stabilire con esattezza quanti ebrei siano stati uccisi nei combattimenti perché nessuna SS è riuscita a penetrare nei tredici bunker fatti saltare con le mine.
Dopo la guerra Stroop commentò: "Quel giorno nessun ebreo lasciò volontariamente il suo rifugio".
La ZOB durante il giorno non si vede per le strade ma, non appena cala il buio, pattuglie di dieci combattenti ebraici escono dai rifugi e iniziano quella che sorprendentemente data la situazione chiamano "la caccia".
Durante il buio, favoriti dalla conoscenza del terreno, dai punti di uscita nascosti gli uomini della ZOB spuntano in mezzo ai nazisti, lanciano una bomba a mano, sparano e si volatilizzano per attaccare di nuovo cento metri più avanti.

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