La resistenza della ZOB si è trasformata in una guerra dei rifugi, in un rimpiattino continuo tra i commandos delle SS che cercano i bunker e gli abitanti della città sotterranea che cercano di non farsi scoprire o che resistono sino alla morte per non cadere nelle mani dei nazisti.
Non è facile comprendere a quali sofferenze andavano incontro i sopravvissuti dei rifugi, una testimone racconta:
"Non abbiamo altro in mente che una boccata d'aria. Il calore, nel rifugio, è intollerabile. Non è solo il calore dell'incendio: i muri ribollono e trasudano odori come se ne uscissero muffe decennali che si espandono per effetto della temperatura.
Sto a bocca aperta, come tutti intorno a me, per l'illusione e il tentativo di inghiottire aria. Non si parla, nel rifugio, se si parla è anche più difficile respirare. Ma di tanto in tanto ci sono grida, litigi, nervosismi e tensioni senza fine, quasi sempre per cause futili.
Non mangiamo da ventiquattr'ore, possiamo solo masticare del pane biscottato e bere un po' d'acqua. Tutte le riserve di cibo si sono deteriorate: l'odore di muffa è penetrato nel cibo rendendolo immangiabile.
Qualcuno si consola al pensiero che quando l'edificio si sarà raffreddato si potrà salvare qualcosa delle provviste. Ma parlare di raffreddamento è pura illusione. L'edificio è stato incendiato due giorni fa e il calore non solo non è diminuito, ma cresce di ora in ora. Tutti si sono spogliati e nessuno bada al fatto che uomini e donne siedano accanto quasi nudi. Sopra, i nazisti stanno rovistando in cerca di noi, in qualsiasi momento possono trovarsi sulla nostra testa. Spesso è possibile sentire, sopra a noi, il rumore dei loro pesanti stivali, hanno cercato di qua e di là e se ne sono andati senza trovare nulla.
Ma noi sappiamo che sono entrati in molti rifugi, perciò dobbiamo essere prudenti. I rumori e l'aria viziata che sfugge dall'entrata del rifugio potrebbero farci scoprire".
Nella sua ultima lettera uscita dal Ghetto il comandante della ZOB Mordechai Anielewicz scriveva:
"Non posso descrivere in quali condizioni gli ebrei vivano ora nel ghetto. Solo una persona straordinariamente determinata potrebbe resistere. Quelli che restano moriranno prima o poi, il loro destino è segnato. In quasi tutti i rifugi in cui si nascondono a migliaia è impossibile perfino accendere una candela perché manca l'aria".