Il terzo assalto tedesco viene condotto con la tecnica dei commandos di 36 uomini. Questa tattica dà migliori risultati per i nazisti e si risolve in una lotta selvaggia all'interno della fabbrica. Edelman ricorda questi scontri che si accendono stanza per stanza, scala per scala:
"I tedeschi non si danno per vinti. Tentano di penetrare nel ghetto da più parti ma dappertutto si scontrano con una viva resistenza. Ogni caseggiato combatte. D'improvviso, siamo accerchiati in un solaio. I tedeschi sono già dentro, è impossibile raggiungere le scale.
Nella penombra non possiamo nemmeno riconoscerci. Non vediamo Sewek Dunski e Junghajzer strisciare lungo le scale per raggiungere il solaio, prendere l'avversario alle spalle e lanciargli una granata. Non riusciamo nemmeno a capire come Michal Klepfisz si getti su una mitragliatrice tedesca che sta per fare fuoco su di noi da dietro un caminetto.
Vediamo solo il passaggio ora libero. Alcune ore più tardi (allorché i tedeschi hanno ripiegato) ritroviamo il corpo di Klepfisz, crivellato come un colabrodo da due raffiche di mitraglia. Il settore degli spazzolai resta imbattuto".
Il secondo giorno di combattimenti non è stato un successo. Stroop nel suo rapporto conclude dicendo che l'azione contro la fabbrica di spazzole è stata interrotta per il cadere delle tenebre.
I tedeschi escono nuovamente dal Ghetto. La situazione non è quella che Stroop vorrebbe, è costretto a procedere con cautela per non danneggiare le fabbriche e la Wermacht fa pressioni affinché si catturino i lavoratori. Non è il modo migliore per condurre le operazioni