Varsavia
Il Ghetto di Varsavia: I tedeschi cambiano comandante


Stroop con altri ufficiali chiedono informazioni sulla rivolta .
-foto d'epoca-

Ore 8.00 le forze tedesche cambiano comandante

Domenica 19 aprile 1943: Pasqua ebraica

All'interno del ghetto era accaduto qualcosa di assolutamente sconcertante. Per la prima volta un gruppo organizzato di ebrei si difendeva, non accettava di essere umiliato, calpestato, ucciso. Gli ebrei si difendevano. I "sottouomini" sparavano alla "razza dei signori". Sammern-Frankenegg era colto assolutamente dal panico. L'azione venne interrotta e le truppe si ritirarono fuori dal perimetro del ghetto.
Verso le 7.30 Sammern-Frankenegg entrò nella suite dell'Hotel Bristol che il generale Stroop occupava. Lo stesso Stroop ricordò quei momenti:
"Alle 7.30 Sammern venne al mio ufficio per informarmi che l'azione era fallita. Le truppe che erano entrate nel ghetto si erano ritirate e c'erano già morti e feriti... Sammern disse che avrebbe contattato Cracovia per ottenere degli Stukas che bombardassero il ghetto dal cielo, soffocando così la rivolta.
Dissi a Sammern di non farlo e che dovevo esaminare la situazione sul luogo dove si era verificata. Squillò il telefono nella stanza del comando. Arrivò il dott. Ludwig Hahn. Parlai tre volte con Krüger e una con Himmler.
Erano infuriati. Il Reichsführer, solitamente cortese, usò ripetutamente un linguaggio volgarissimo. Ordinarono la destituzione immediata di von Sammern dalla carica di comandante delle SS e della polizia di Varsavia.
Inoltre tutti i reparti dovevano essere ritirati dal ghetto, mentre entro due ore l'azione sarebbe dovuta riprendere sotto il mio comando. Non dovetti dare l'ordine di ritirata perché i soldati di von Sammern erano semplicemente scappati.
In tutta questa agitazione il dott. Hahn rimase tranquillo, parlando delle conseguenze politiche del fallimento dell'azione.
Krüger però al telefono imprecava e urlava che era "una vergogna", "una disfatta politica e militare", una macchia sul buon nome delle SS provocata da "quell'intelligente professore di filosofia del Tirolo" [von Sammern]", che "quell'imbecille" doveva essere sbattuto in carcere ecc.
Ordinò, che una volta decisa una nuova linea d'azione e ritornata la calma, tutti i soldati delle SS dovessero partecipare all'azione”.



Connoncino da 20 mm im azione durante la repressione della rivolta del Ghetto
-foto d'epoca-

Secondo il racconto di Stroop, Himmler fu il più moderato: si oppose alla punizione di von Sammern, affermando che avrebbe potuto creare difficoltà all'interno del partito in Austria, tuttavia ne ordinò la destituzione e mise a disposizione tutte le forze dell'esercito e delle SS del Governatorato.
Un altro testimone di quei momenti fu lo Sturmbannführer Max Jesuiter, capo di Stato Maggiore di Stroop:
"Ero presente quando von Sammern arrivò in ufficio verso le 7, era completamente confuso e in preda all'agitazione. In quel momento Stroop era nella vasca da bagno. Devo aggiungere che lo ricordo seduto nella vasca da bagno quindi non eravamo in ufficio, dovevamo essere nei nostri appartamenti in Aleja Roz [cioè l'Hotel Bristol N.d.T.]
Ricordo che von Sammern era completamente fuori di ogni controllo e bisognoso di aiuto e che Stroop disse qualcosa come "Non si agiti ancora di più. Ce ne occuperemo". Durante la conversazione che ne seguì von Sammern disse che era stato colpito qualcuno della Polizia d'Ordine".


Nel suo rapporto ufficiale Stroop scrisse di aver ripreso l'attacco al Ghetto alle 8 del mattino. In realtà le operazioni ripresero soltanto verso le 10. Stroop indubbiamente era un comandante con maggiore senso tattico di von Sammern.
I combattimenti riprendono all'incrocio tra via Nalewki e via Gesia. I tedeschi improvvisarono una barricata usando anche dei materassi e cominciarono a sparare verso le finestre. La sparatoria si protrasse fino al pomeriggio quando il palazzo che gli uomini della ZOB difendevano prese fuoco e dovette essere abbandonato dopo sette ore di combattimenti.
Stroop - che oramai aveva assunto ufficialmente il comando - ordinò un contrattacco anche all'incrocio di via Zamenhof e Mila. Qui per snidare i difensori vennero usati i cannoncini da 20 millimetri.
Bersagliati da lontano dai tedeschi che erano fuori della portata dei fucili i combattenti della ZOB dovettero abbandonare la posizione e ripararsi in uno stabile più defilato rispetto al tiro dell'artiglieria.
Stroop verso le 17.30 ordinò alla colonna che aveva sloggiato i combattenti ebrei da via Nalewki di avanzare, attraversare l'incrocio di via Gesia e raggiungere la piazza e la via Muranowska.
Si trattava della penetrazione più profonda all'interno del ghetto. Se la manovra fosse riuscita le squadre di combattimento che difendevano l'area di via Zamenhof sarebbero state prese sul fianco.
La piazza Muranowska era difesa dai combattenti comunisti dello ZZW con il loro comandante Eliahu Halberstein. Ben disposti con un paio di mitragliatrici a disposizione bloccarono i tedeschi che avanzavano. Si scatenò una lotta selvaggia.
Lo stesso Stroop dovette ammettere in modo ambiguo che le SS non riuscirono a conquistare la piazza:
"Verso le 17.30 incontrammo una resistenza accanita concentrata in un caseggiato.
I nemici avevano anche una mitragliatrice. Un commando speciale entrò nel palazzo e sconfisse il nemico ma non si riuscì a catturare i combattenti.
Gli ebrei e i criminali resistevano ovunque piano per piano e all'ultimo momento ci sfuggivano o ritirandosi attraverso i tetti o scomparendo in rifugi sotterranei.
Verso le 20.30 la barricata esterna intorno al Ghetto venne rinforzata. Tutte le unità vennero fatte ritirare dal Ghetto e inviate nelle caserme. La barricata esterna al Ghetto venne presidiata da 250 Waffen-SS".


Nelle mani dei tedeschi erano caduti soltanto 580 ebrei tutti non combattenti. La ZOB aveva perso un combattente caduto in via Zamenhof e la ZZW durante i furiosi combattimenti in piazza Muranowska denunciava la perdita del comandante del settore Halberstein


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