COLLABORAZIONISMO

I nazisti versavano diligentemente i contributi INPS. Ecco come il giudice istruttore venuto a conoscenza dell'elenco degli impiegati italiani che lavoravano presso uffici nazisti a Trieste.

Senza il collaborazionismo locale non sarebbe stato possibile in modo così rapido, così efficace.

Globocnick il 5 gennaio 1944 a Himmler scrive:

"Mai prima d'ora, in nessuna altra località ho trovato tanta spontanea collaborazione da parte della popolazione civile nell'individuazione di ebrei, zingari, slavi e sovversivi italiani come in questa città"

AUGUSTA REISS

Emblematico il caso di Augusta Reiss, vedova Corsi, interprete presso il commando nazista a Trieste, per il giudice istruttore "eccezionalmente attiva e di risultati tragicamente ottimi", la Reiss si impegnava in prima persona nella ricerca e nell'arresto degli ebrei. Si introduceva di nascosto nelle camerate della Risiera sotto il falso nome di Pollak, per carpire agli internati ebrei informazioni sui familiari liberi e sui loro beni nascosti. Fu condannata nel dopoguerra per collaborazionismo, nonchè rapina e omicidio a 13 anni, mai scontati.

IL TORTURATORE GAETANO COLLOTTI

Dalla "Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana" sabato, 16 gennaio 1954_ Ministero della Difesa - Ricompense al valor militare. Medaglia di bronzo al vice commissario aggiunto dell'Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza per la Venezia Giulia, Collotti Gaetano.

Collotti e i suoi collaboratori (Foto in basso) operavano in Villa Trieste in via Bellosguardo. I loro compito principale era la tortura verso i partigiani e coloro che erano sospettati di tradimento verso il Reich. Urla di gente giorno e notte. Applicava le torture più atroci: corrente elettrica sui genitali, orecchie e testa, bruciature di sigarette sotto le piante dei piedi, sul seno delle donne, chiusura dei capezzoli nei cassetti; lesioni ai genitali prodotte da morsi di cane, ustioni all'ombelico.

Nell'immediato dopoguerra, nei pressi di Treviso, una pattuglia partigiana ferma Gaetano Collotti con un camion pieno di preziosi, pellicce e oggetti di valore e lo fucila sul posto.

Un testimone ricorda:

"Avevo 14 anni, sono venuti a prendermi di buon'ora a casa mia. Mi hanno portato in via Bellosguardo. All'ispettorato speciale di pubblica sicurezza della Venezia giulia. C'era il commissario Collotti. Seduto aveva con se tre di loro, e loro picchiavano. Lui dietro al banco, con la penna mi bucava dentro la bocca. Questo per la prima volta. La seconda, in una stanza c'era una cassa da morto nera, e mi dicono: - Siediti sopra. Se non parli sarà per te."