Motivazioni

Negli anni '70 Alan Kay concepì l'idea di utilizzare i computer come "personal and dynamic media" e diede origine ai concetti e alle idee, oltre che contribuire alla loro realizzazione, di quello che sarebbe diventato il "personal computer", che è usato oggi in un ampio spettro di applicazioni.

Negli anni ‘70, i computer erano machine costose usate da specialisti, il cui utilizzo richiedeva conoscenza dei linguaggi di programmazione. I costruttori di computer si concentravano nel produrre i computer più grandi possibili. Il Dr. Kay immaginò di "creating a computer to support the intellectual endeavors of individuals" e iniziò una ricerca su ciò che intendeva come "personal computer". Nei primi anni ‘70, egli sviluppò il concetto di "Dynabook", che rappresentava l'ideale di un personal computer. Il Dynabook era concepito come un computer che potesse essere usato facilmente da chiunque – persino un bambino – era portatile e poteva essere connesso ad una rete wireless. L'idea rappresentava un radicale paradigm shift rispetto ai computer dell'epoca e al modo di usarli.

Per trasformare il suo concetto in realtà, il Dr. Kay contribuì al progetto e alla realizzazione del personal computer Alto presso il Palo Alto Research Center (PARC) della Xerox. L'Alto incorporava già tutte le principali caratteristiche comuni nei personal computer di oggi. In particolare, il Dr. Kay fu coinvolto nel design dell'innovativa interfaccia visiva per interagire con il computer mediante gesti e mouse, tramite icone e finestre sovrapponibili, che è all'origine delle attuali Graphical User Interface (GUI). Nel campo del software, il Dr. Kay inventò Smalltalk, uno dei primi linguaggi a oggetti e il suo sofisticato ambiente di programmazione visivo integrato. L'efficacia di programmare usando e componendo oggetti ebbe un sostanziale impatto non soltanto nel design dei linguaggi di programmazione, ma diede anche un significativo contributo alla metodologia generale per lo sviluppo dei complessi sistemi informativi di oggi.

Il Dr. Kay riconobbe fin dall'inizio che i computer potevano dare un contributo sostanziale nell'apprendimento e dedicò molta parte del suo impegno agli studi sull'apprendimento, specie nei bambini. Egli guida progetti per insegnare ai bambini nelle scuole i principi del software e i processi mentali nella costruzione di sistemi in modo che possano imparare ad utilizzarli senza sforzo. Il suo obiettivo è di guidare con cura i bambini attraverso gli stadi dello sviluppo mentale in modo da fornire loro le fondamentali capacità per divenire individui in grado di sfruttare le potenzialità della società dell informazione.

Attraverso più di 30 anni di dedizione personale alla realizzazione della sua visione e ispirando i suoi raffinamenti, il Dr. Kay ha fornito un sogno agli sviluppatori di computer. Ha così dato contributi fondamentali alla straordinaria espansione delle applicazioni dei computer e ad una trasformazione fondamentale del modo con cui oggi affrontiamo attività intellettuali, creative, sociali ed economiche.

Per queste ragioni, il Dipartimento di Informatica propone di assegnare al Dr. Alan Curtis Kay la laurea honoris causa in Informatica.

Relazioni con l'Università di Pisa

Nel 1969 Alan Kay venne in contatto con Ugo Montanari e successivamente con Luigia Carlucci e Mario Aiello, ricercatori pisani in visita presso l'Artificial Intelligence Laboratory della Stanford University.

Nel 1975 l'Istituto di Elaborazione dell'Informazione del CNR, diretto da Gianfranco Capriz, decise di celebrare con un convegno i 25 anni dell'informatica pisana, sviluppatasi a partire dalla realizzazione della CEP (Calcolatrice Elettronica Pisana) e con la creazione dell'IEI al CNR e del CNUCE, dell'Istituto e del Corso di Laurea in Scienze dell'Informazione all'Università. Presso il CNUCE, Centro Nazionale Universitario di Calcolo Elettronico, nato da un accordo tra l'Università e l'IBM, erano disponibili alcuni dei calcolatori più potenti e versatili del tempo.

Il convegno fu organizzato da Ugo Montanari, allora responsabile di un gruppo di ricerca dell'IEI, che invitò tra gli altri Alan Kay.

Al convegno, che si svolse nell'Aula Magna dell'Università di Pisa, Alan Kay presentò in anteprima mondiale un filmato in cui illustrava l'utilizzo di Smalltalk da parte di giovani ragazzini in applicazioni creative quali il disegno, la composizione grafica di testi, la creazione di cartoni animati, la composizione musicale.

Nel 1975 i servizi di calcolo più evoluti erano forniti da sistemi time-sharing acceduti tramite telescriventi. In quell'epoca era difficile concepire di dedicare un intero computer a soddisfare le esigenze di una singola persona, addirittura per svolgere compiti così elementari come seguire i movimenti di un mouse o così complessi come presentare documenti in una accurata veste tipografica. L'attitudine prevalente era che le macchine sono veloci e le persone lente; pertanto il time-sharing era la soluzione adatta per servire molte persone lente con una sola macchina veloce. Erano le persone a doversi adattare alle esigenze delle macchine, imparando arcani linguaggi e complessi strumenti per sottomettere al computer compiti da svolgere. Dopotutto il computer era una macchina concepita per il calcolo, non per l'interazione con l'uomo.

Occorreva una straordinaria immaginazione e audacia per concepire il rovesciamento del rapporto. Fatto questo passo, ci si accorgeva che le macchine dell'epoca erano in realtà lente e inadeguate a sostenere i ritmi di trattamento delle informazioni di cui le persone sono capaci: paginate di testi ad alta risoluzione, con immagini e figure, audio, video e animazioni, ricerca e scorrimento veloci, scambio di informazioni e interazione via rete con altri in tempo reale.

Pertanto furono necessari interventi sostanziali sull'architettura dei computer, e lo sviluppo di nuove tecnologie, per la grafica, la rete, i media e i giochi (rivalutati in ottica pedagogica da Piaget). Ad esempio fu necessario progettare un modo speciale di trattare la memoria video attraverso l'operazione di BitBlt (bit block transfer).

Il computer Alto fu il primo passo in questa direzione. L'evoluzione iniziata con l'Alto è in corso ancora oggi, con la Central Processing Unit (CPU) affiancata da Graphical Processing Unit (GPU) in grado di generare complesse animazioni 3D in tempo reale, trattando 600 milioni di vertici al secondo e da Media and Communication Processor (MCP) per il trattamento di stream audio, video e la comunicazione ad alta velocità. Il personal computer si combina poi con le reti di comunicazione fisse e wireless dando vita a dispositivi mobili integrati (PDA e smartphones).

Il personal computer concepito da Alan Kay è infatti in quintessenza un dispositivo per esprimersi e comunicare. È uno strumento per ampliare le capacità cognitive delle persone, consentendo loro di esplorare, costruire, simulare sistemi, reperire e analizzare conoscenze, interagire con altre persone o con sistemi reattivi e adattativi.

Applicazioni come il Web, il Voice Over IP (Skype), il podCasting, oltre che i video giochi spettacolari, non sarebbero possibili senza il supporto e le innovazioni portate dai personal computer. Strumenti di condivisione e di scambio come questi, che ormai fanno parte della vita quotidiana di quasi un miliardo di persone, costitiscono il contributo più sostanziale che la disciplina informatica abbia dato allo sviluppo della società contemporanea.

Secondo Alan Kay resta comunque ancora molto da fare, da una parte nello sviluppo di sistemi adattativi, in grado di apprendere e adattarsi alle esigenze dei loro utilizzatori, e dall'altra nel rendere accessibili queste tecnologie al resto dell'umanità.

Alan Kay a Pisa nel 1975 presentò una visione rivoluzionaria del computer, trasformandolo da strumento per applicazioni tecnico-scientifiche o commerciali a mezzo facile da usare persino dai bambini, per gli scopi più svariati, compresi quelli creativi e di divertimento. Questo apriva affascinanti scenari sia per risolvere i problemi scientifici e tecnologici che poneva la realizzazione di un computer con le caratteritiche del Dynabook, sia per il potenziale impatto che la sua diffusione poteva avere sulla società.

È da ricondurre anche all'influenza di Alan Kay se alcuni ricercatori dell'Università di Pisa si dedicarono a perseguire queste tematiche di ricerca, partecipando agli sviluppi dei linguaggi a oggetti, delle interfacce grafiche, delle tecnologie di rete, delle architetture di elaboratori, della didattica al computer. Il ruolo che l'Università di Pisa ha avuto in questi settori si può fare risalire per una parte significativa agli stimoli forniti da Alan Kay.

I contatti con Alan Kay sono proseguiti negli anni sia direttamente che indirettamente.

Riferimenti

·         Alan Kay, Adele Goldberg. Personal Dynamic Media, IEEE Computer, March 1977, pp. 31-41.

·         Alan Kay. “Microelectronics and the Personal Computer", Scientific American, Sept. 1977, pp. 231-244.

·         Alan Kay. “Computer Software", Scientific American, 251, 41, 1984.

·         Alan Kay. “User interface: A personal view", in The Art of Human-Computer Interface Design, ed. Brenda Laurel, Addison-Wesley, 191, 1991.

·         Alan Kay. “The early history of Smalltalk", in ACM History of programming languages II, Addison-Wesley, 1996.

·         Alan Kay, D. Ingalls, T. Kaehler, J. Maloney, S. Wallace. “Back to the future: the story of squeak - a usable Smalltalk written in itself", OOPSLA 1997: 318, 1997

·         Alan Kay. Turing Award lecture: "The Computer Revolution Hasn't Happened Yet", 2004.

·         Alan Kay et al. The $100 Laptop, Learners, and Powerful Ideas, 2006.